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Udinese-Lazio 0-1, Candreva rilancia la corsa per la Champions

UDINE – Sanremo suggerisce l’incipit: la festa è appena cominciata… è già finita, cantava il grande Sergio Endrigo, nato non lontano da qui. Al Friuli, gli ex rovinano la festa di Totò Di Natale salito a 407 presenze. Prima Candreva, che (impertinente) trasforma il rigore col cucchiaio che firma la vittoria; poi Basta, migliore in campo, che domina la sua fascia ed è tra quelli che incoraggia all’impresa. Stramaccioni e tutto il Friuli cantano Endrigo: il cielo non è più con noi, pensano, quando Wague, nouvelle com’è, affonda per inesperienza la volpe tedesca di Kaiserslautern. Irriverente il cucchiaio di Candreva che porta in vantaggio l’ospite e calcio di rigore fortemente contestato dai padroni di casa. Sgomberiamo il campo dagli equivoci: la spinta del franco-maliano, che all’ultimo ha dovuto sostituire Heurtaux, su Klose, ci sembra netta. Massa rispetta il regolamento. E’ il 23′ e il minuto scava il solco della partita. Un fossato insuperabile per Udine che fino a quel momento, ha dominato, in virtù di una flessibilità tattica che la Lazio soffre molto, vivace nella regia di Badu e nella rifinitura di Fernandes nel giorno di inattesa vacanza di Allan.  La precisione del palleggio friulano, la solida esperienza di Thereau e un certo Di Natale… suggeriscono alla Lazio di stare sulle sue. Può sembrare timidezza, invece è attenzione. Tant’è che la Lazio subisce, sì, territorialmente, ma Berisha deve quasi mai fare straordinari. 
Il gol è una fiammata, Wague ha fisicità e ingenuità giovanile. Klose è un cobra che lo morde alla prima occasione con uno stacco bruciante ad anticiparlo sul traversone di Candreva, spinta non maligna ma decisiva, Massa fischia, il Friuli insorge. Da quel momento i meccanismi dell’auto di Stramaccioni si inceppano, è un problema mentale. E poi ci sono i meriti dell’ospite che fa più densità in mezzo, cresce anche sulle fasce, eccezion fatta per un Radu preoccupato, accetta e copia il trasformismo suggerito da Stramaccioni e grazie al movimento perpetuo di Parolo, Candreva e Anderson. Più Lazio che Udinese dopo il gol.  

L’equazione non muta neppure nella ripresa. Stramaccioni ha più di un’attenuante perché poco ha, in esperienza, da raccogliere dalla panchina. Ci prova, strada facendo, ma sono cambi dettati dalle energie che calano più che da cambiamento. La ripresa, così, è controllata con apparente tranquillità dall’ospite, che ha in Anderson e in Basta due certezze: dare palla a loro significa metterla in banca. Minata nelle idee, l’Udinese si spegne, sentendosi vittima di un complotto (Lotito, però, non c’entra, almeno qui). 
Massa non cade nel tranello, Berisha deve intervenire con un certo impegno su una bordata dalla distanza di Guilherme, e quasi niente più. La Lazio, insomma, fa bene. Ha il solo difetto di non chiuderla prima, quando Candreva chiama Karnezis a un miracoloso intervento ravvicinato e Anderson, comunque efficace, tira altissimo. Oppure quando Basta serve un pallone al bacio in mezzo all’area, ma anche in questo caso Widmer in spaccata evita un gol praticamente fatto. Finale arroventato, Massa vede ancora bene un fuorigioco di Di Natale, nell’ultimo guizzo avanzato di un’Udinese tramortita dallo svantaggio. 
Finisce con una Lazio che torna in corsa per il terzo posto che vale il salotto buono europeo.

UDINESE-LAZIO 0-1
(0-1)
UDINESE: Karnezis 7 – Wague 5,5, Danilo 6, Piris 6,5 – Widmer 6,5, Fernandes 6 (61′ Guilherme 6), Allan 5,5, Badu 6,5, G. Silva 6 (63′ Evangelista 5,5) – Thereau 6,5 (77′ Aguirre 5,5), Di Natale 6,5. All. Stramaccioni
LAZIO: Berisha 6 – Basta 7, De Vrij 6,5, Mauricio 6,5, Radu 5,5 – Onazi 5,5 (46′ Cataldi 6), Biglia 6, Parolo 6,5 – Candreva 6,5 (72′ Keita 6), Klose 6,5 (75′ Perea 5,5), F. Anderson 7. All. Pioli
ARBITRO: Massa 6 di Imperia.
RETI: 23′ Candreva (rigore)
NOTE: ammoniti: Wague, Allan, Radu, Anderson, Candreva, Onazi e Cataldi.  recupero: 0′ e 4′  Prima dell’inizio il patron Pozzo ha premiato capitan Di Natale per le sue 407 presenze con la maglia udinese, record assoluto per il club bianconero.

Fonte: Repubblica

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