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Fiorentina, ora serve un miracolo: ma è la stagione dei rimpianti

SIVIGLIA – Prima Varsavia era un sogno, adesso al limite può essere una allucinazione. Il problema è che, con tre ferite da pallone sulla pelle, la Fiorentina ha perso in una botta sola le speranze di finale europea. Curare un 3-0 nel giro di novanta minuti non si chiama impresa, ma miracolo. Giusto non arrendersi ora, ma più giusto riflettere sul crollo di una squadra strana, di una Fiorentina che tiene i pugno la partita col Siviglia quasi un tempo senza però riuscire mai ad agire con l’arma della spietatezza. O, al limite, della concretezza. Errori clamorosi davanti alla porta, disattenzioni infantili in mezzo al campo: è davvero difficile spiegare questa squadra se non attraverso un concetto chiamato inconcludenza. “Abbiamo giocato un gran primo tempo, ma non siamo riusciti a fare gol”: le parole di Montella riassumono le caratteristiche tecnico-esistenziali della sua Fiorentina. Tra il fantasma di Gomez, il centrocampo leggerino messo in mezzo per tutto il secondo tempo e occasioni clamorose, calciate via non si sa bene come, viene fuori il ritratto di una costante incompiuta, una squadra che arriva tra le prime d’Europa e poi si fa spazzare via in un tempo senza quasi opporre resistenza.
Che peccato, però. Come un peccato sono  tutti quei rimpianti: aver vissuto una stagione senza Pepito Rossi e aver perso per strada anche Babacar. Un  peccato non aver potuto dare a quel gioiello di Salah un centravanti con cui dialogare, uno che non viva in controtempo  tra un liscio e una passata di mano sui capelli bagnati dal gel. Mario Gomez, si. Non è tutta  colpa sua, naturalmente. Ma costruire il gioco senza una prima punta che intuisca da che parte sia la porta non è propriamente semplice. I suoi quattro gol in campionato ne disegnato ottimamente i tratti tecnici del bomber in disuso. Le altre sei rete messe insieme tra coppa Italia ed Europa League non bastano a spiegare i quattro milioni e passa di stipendio, a questo solo per dire che il sacrificio fatto dalla Fiorentina con quelle  da top player alla fine ha deluso tutti: allenatore, società, tifosi e, naturalmente, lo stesso Gomez, che però insiste a dire che  un attaccante va aiutato dalla squadra, col tono di chi ormai si sente arrivato quasi alla fine di questa avventura Fiorentina. Quella che lo ha visto  amato e coccolato, quella dove si è infortunato per poi tornare e farsi male di nuovo. Un’attesa che finiva mai e che adesso probabilmente finirà. Il tedesco sembra oltre e chissà dove, anche se adesso Montella ha bisogno dei suoi gol per non  perdere la zona Europa. Ecco, al di là di un ritorno col Siviglia che comunque va preso sul serio perché i miracoli non vanno mai esclusi a priori, adesso Montella deve rimettere insieme le motivazioni  di un gruppo un po’ cotto per non perdere tutto per strada. Un mese fa questa  squadra era in corsa per la Champions, sentiva di avere la finale di coppa Italia in tasca e sognava  Varsavia con l’occhio di tigre che sputava fiamme.

E adesso? Beh, ora il patrimonio è stato sperperato e l’entusiasmo pure. L’occhio è quello della sogliola in padella, anche se tutti cercano di tenere botta con ottimismo, ma è evidente che questa sconfitta a Siviglia aggiunge sale sulle ferite più recenti, come la sconfitta in casa con la Juventus in coppa Italia,  quella che nessuno si aspettava dopo il clamoroso 1-2 dello Juventus stadium e dopo quei cinquemila tifosi che erano corsi in piena notte a festeggiare una Fiorentina che ancora  non aveva vinto nulla. Beh, adesso c’è una zone Europa League da difendere coi denti e poi un futuro di riprogettare. Montella deciderà del suo  quando la società gli spiegherà i programmi e gli investimenti. La squadra in questi anni è invecchiata nei muscoli dentro un progetto fatto di bel calcio e poche soddisfazioni. La maturità, per ora, non ha portato risultati. E i “vecchi” del gruppo hanno bisogno di immaginare i loro  eredi: a cominciare dall’antico Pizarro, senza il quale è davvero difficile immaginare una Fiorentina all’altezza dei suoi giorni migliori. Insomma, adesso ancora Siviglia e poi la lotta per l’Europa. Quindi  si faranno i conti. È cosi si riparlerà anche di Gomez. Un investimento non esattamente azzeccato, diciamo così.
 

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Fonte: Repubblica

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