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Higuain & C. sbagliano tutto. Napoli fuori, ciao Benitez

higuain atalanta-napoliNiente da fare, il Napoli il gol non riesce a farlo, anzi lo prende. A Varsavia, quindi, ci va il Dnipro. Traguardo storico per il Dnipro, che centra la finale sei anni dopo l’unico successo ucraino, firmato Shakhtar. Il Napoli, tradito dal suo giocatore più importante, Higuain, esce addirittura sconfitto da avversari di caratura complessiva assai inferiore. Laddove era riuscito Diego, 26 anni fa, ha stavolta fallito Gonzalo che fra andata e ritorno avrebbe potuto realizzare sette gol. E ha invece esaltato un portiere, Denys Boyko, semi sconosciuto che agli occhi del bomber argentino dev’essere sembrato Superman: arrivava dappertutto.
FESTA MA RISCHIOSA Finisce con una invasione di campo mastodontica (c’erano 65.000 spettatori) e anche molto pericolosa per i duecento napoletani sugli spalti «puntati» da una fetta considerevole di tifosi del Dnipro. Un pronto intervento della polizia (mille gli uomini in servizio) ha evitato il contatto. Così i giocatori-eroi hanno potuto abbracciare il loro popolo sotto la pioggia mentre gli azzurri, mestamente guadagnano gli spogliatoi. C’è ancora un piazzamento Champions da inseguire in campionato, il fallimento totale quindi può ancora essere evitato. Ma l’assenza del presidente in una serata chiave non è di sicuro un buon segnale: c’è il pericolo di uno scollamento, l’ambiente deve reagire subito.
PIPITA NO Ma dicevamo di Higuain, carico e determinato alla vigilia e poi molle e insicuro sul campo. Ha avuto fra i piedi subito l’occasione per ribaltare la situazione di svantaggio determinatasi al San Paolo. E’ Inler (8’), una delle due sorprese di formazione, a costruirla con una verticalizzazione sulla quale l’argentino, scattando a tempo debito, si presenta solo soletto davanti al gigantesco portiere Boyko. La posizione di sparo è ideale, l’attaccante ha tutto lo specchio di porta a disposizione ma la soluzione scelta, botta potente anziché tocco di fino, agevola la reattività di Boyko, già nota ai tifosi napoletani: fu lui l’eroe dell’andata.
IL BIS Higuain ha una seconda chance nell’ambito di un primo tempo equilibrato: al 28’ va a deviare di testa, stavolta meglio che può, un cross radente di Ghoulam. Ancora una volta la risposta in tuffo del portiere è eccellente. Rispetto all’andata, dove badò unicamente a non prenderle, il Dnipro si dispone alla manovra rinunciando al catenaccio. Markevich evidentemente non ritiene giusto difendere a oltranza l’1-1 in un match che si disputa davanti ai tifosi della capitale accorsi per conquistare lo storico traguardo.
ORGOGLIO Questo mutato atteggiamento tattico offre al Napoli maggiori spazi. Ma Gabbiadini, preferito ad Hamsik proprio per sfruttarne le qualità realizzative, non riesce a trovare la posizione giusta per incidere. Insigne, sul terreno sempre più inzuppato (si gioca sotto a un diluvio) non incide e Callejon conferma i limiti di questa stramba stagione. E allora è Andujar a rivelarsi prezioso quando vola per deviare una cannonata di Seleznyov.
PATATRAC Nella ripresa arriva in fretta la svolta. Andujar non esce perché si fida di Britos, il quale non salta poiché nel duello a sportellate con Seleznyov ha la meglio l’attaccante che così devia di testa, e fa centro, il cross dalla sinistra che pareva di facile lettura per i difensori partenopei. E’ il patatrac che orienta il match verso la squadra di casa. Adesso il tecnico ucraino ordina un ripiegamento stabile nella propria metà campo formando due linee di quattro uomini in venti metri.
I CAMBI Benitez, che aveva già messo Hamsik per lo spaesato Gabbiadini, inserisce pure Mertens per Insigne, infine il possente Henrique per Lopez: bisognerebbe alzare i ritmi dell’attacco ma il terreno diventato pesantissimo è un argine in più. C’è solo una palla gol, anche questa per Higuain, salvata in extremis sulla linea da Douglas. In compenso Matheus prende la traversa a portiere battuto. Il Napoli non avrebbe meritato di uscire sconfitto, anche qui un paio di decisioni arbitrali gli sono state avverse. Ma Platini non fa né l’arbitro né il guardalinee.

La Gazzetta dello Sport

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