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Juventus: via libera per Dybala in campo, ma con l’Atalanta andrà in panchina

TORINO – Finalmente una buona notizia dall’infermeria di Vinovo. Dopo 42 giorni ai box, Paulo Dybala tornerà tra i convocati della Juventus per l’anticipo di sabato contro l’Atalanta, poi avversaria dei bianconeri anche negli ottavi di finale di Tim Cup (11 gennaio allo Stadium). L’argentino partirà però quasi sicuramente dalla panchina, come era successo a Higuain domenica scorsa a Marassi. E’ questo l’esito dell’atteso D-Day, dove la D sta appunto per Dybala.

La lesione di primo-secondo grado alla regione posteriore della coscia destra accusata il 22 ottobre scorso in casa del Milan è completamente smaltita e il programma di lavoro personalizzato è ultimato. Oggi l’attaccante di Laguna Larga è tornato in gruppo, per svolgere una parte della seduta di allenamento con i compagni. Vista l’aria che tira – quella rigida meteorologica, ma anche quella che circola intorno all’infermeria bianconera – e alla luce dei ritmi probabilmente molto alti che avrà la sfida contro l’Atalanta, Allegri dovrebbe decidere precauzionalmente di impiegare la Joya soltanto per uno spezzone, rimandando il rientro di Dybala nell’undici titolare alla Champions League, mercoledì contro la Dinamo Zagabria. Sabato il tecnico ritroverà comunque dal primo minuto la dorsale Chiellini-Marchisio-Higuain, l’unità anticrisi per tentare di cancellare subito lo scivolone di domenica scorsa in casa del Genoa. Il difensore, 43 minuti di impiego nell’ultimo mese, agirà con Benatia (o Rugani) al centro di una difesa a quattro con Lichtsteiner e Alex Sandro sulle fasce. Il centrocampista verrà scortato da Khedira e Pjanic, mentre il Pipita, a caccia di un gol che in campionato non segna ormai da un mese (29 ottobre, Juve-Napoli 2-1), agirà al centro di un tridente completato da Cuadrado e Mandzukic. Con Dybala di scorta, pronto a far tornare l’attacco in HD. 

SEI JUVENTINI CANDIDATI AL WORLD11 FIFA – Non solo Gonzalo Higuain e Paulo Dybala. Ci sono ben sei juventini tra i 55 candidati a entrare nel World11 della FifPro – l’associazione mondiale dei calciatori – e dalla Fifa, ovvero la migliore squadra teorica del 2016 eletta dagli stessi giocatori. Oltre ai due attaccanti argentini, infatti, la lista comprende anche Leonardo Bonucci, Dani Alves, Giorgio Chiellini e Gigi Buffon. Quest’ultimo, che si giocherà le chiavi della porta con De Gea, Bravo, Navas e Neuer, secondo il sito spagnolo Sport.es, avrebbe rispedito al mittente un’offerta multimilionaria dei giapponesi del Sagan Tosu. Buffon è sotto contratto con la Juventus fino al 2018. Quello che accadrà dopo i Mondiali in Russia è ancora un mistero. Difficile, comunque, ipotizzare una sua fuga nella J-League giapponese. 

BARZAGLI: “DIFENSORE GRAZIE A PILLON E ACCIUGHINA” –  Andrea Barzagli, intervistato da Federico Buffa durante un workshop organizzato allo Stadium da Randstad, riavvolge il nastro della sua carriera: “Io credevo di essere un centrocampista di qualità, non il difensore modesto con i piedi che sono diventato con il tempo. Quando Pillon, che mi allenó prima alla Pistoiese e poi mi portò all’Ascoli, arretrò il mio raggio di azione non ero molto convinto… Allegri, mio compagno di squadra per sei mesi alla Pistoiese, si è poi preso i meriti di quel cambio di ruolo: ‘Fui io a consigliare Pillon’, mi disse. Ai tempi il mister era davvero un’acciughina…”. Il difensore toscano torna sui suoi inizi alla Rondinella: “Il calcio era molto importante per me, ma vedevo il pianeta della Serie A davvero molto lontano”. L’esordio in A arriva con Delneri al Chievo: “Con lui ebbi un confronto importante successivamente al Palermo, e poi lo ritrovai anche alla Juve”. Poi, sull’esperienza al Wolfsburg: “In Germania diventai padre, anche se mio figlio decisi di farlo nascere a Firenze…. A Wolfsburg ero un’altra persona, un giocatore medio che veniva dal Mondiale vissuto da gregario. Dopo il 2006 pensai di poter andare in una grande squadra, e feci male. Non so neanche io perché dopo due anni di Palermo scelsi Wolfsburg. Anzi, sì: mi offrirono i soldi che non valevo. Ricordo che l’allenatore, Felix Magath, mi stravolse la mentalità. Lui mi diceva sempre che non credevo in quello che facevo. E mia moglie mi faceva notare che a casa non c’ero con la testa”.

“LA JUVE MI HA FATTO DIVENTARE GRANDE E AFFAMATO” – Barzagli svela quindi qualche segreto del suo successo, a partire dalla grande umiltà che lo ha sempre accompagnato: “Essere umile non vuol dire non credere in se stesso, ma essere consapevole dei propri mezzi. Se non sei un grandissimo talento, allora devi avere tanta voglia di lavorare: è questa la forza del vero campione. Io sono diventato un giocatore da Juve proprio attraverso il lavoro. Quando arrivai a Torino guardai i compagni di squadra più rappresentativi: Pirlo e Buffon non hanno mai saltato un solo allenamento. Il mondo della Juve è governato dal lavoro: qui ci si allena di più”. E ancora: “Il salto di qualità l’ho fatto cominciando ad allenarmi al cento per cento. E dopo il primo scudetto con la Juve mi è venuta una fame di successi che non avevo mai avuto prima”. Il finale è pieno di riconoscenza per Dio Pallone: “Devo tutto al calcio, il calcio è lo scopo della mia vita – conclude Barzagli -. Finita la carriera spero di recuperare il tempo che ho tolto a moglie e figli: i sacrifici più grandi li hanno fatti loro”.

Fonte: Repubblica

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