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Fra litigate e nuovi scenari il gran caos della Lega di A

ROMA – Spaccatura totale: non è riuscito nemmeno Giovanni Malagò, che pure ha doti di grande mediatore, a mettere d’accordo i venti presidenti di serie A. Ma da qui a lunedì si decide il futuro della Lega: saranno giorni di telefoni bollenti e incontri più o meno “segreti”. Stavolta si deve decidere, basta chiacchiere: prima la governance, poi i diritti tv. Il tempo è scaduto. Ma il presidente-designato Gaetano Micciché comincia ad avere seri problemi: due litigate con Cairo (eppure Micciché fa parte del cda di Rcs…) e una addirittura con il tranquillo Campedelli, patron del Chievo, che, furioso, gli rimproverava i modi con cui si era rivolto nei suoi confronti, tanto da abbandonare la sala al momento della votazione. Su Micciché aleggia poi sempre quell’elezione dubbia, e qualche club ptrebbe anche farlo notare, prima o poi.

Urbano Cairo da tempo si è messo di traverso, da quando non è riuscito a fare eleggere Javier Tebas come ad. Lotito ha mosso i suoi fedelissimi nelle ultime assemblee: il patron di Lazio-Salernitana non conta più come un tempo (nella votazione notturna, inutile, ha preso solo sei preferenze) ma basta e avanza, per paralizzare tutto, almeno per ora. Martedì sera 11 club avevano votato per la risoluzione del contratto di Mediapro (ne servivano 12) e la mattina dopo il numero si era ridotto a dieci. Lotito nemmeno c’era. Preziosi aveva cambiato idea rispetto al giorno prima (ma non è escluso la ricambi in futuro…). Il pacioso Campedelli (Chievo, altro fedelissimo di Lotito) come detto se ne è andando furibondo. In cinque (Torino, Cagliari, Udinese, Genoa, Milan) si sono astenuti. Risultato: i presidenti si rivedranno lunedì 28 maggio e allora dovranno davvero prendere una decisione, se andare avanti con Mediapro o andare allo scontro totale (già al lavoro due tribunali) e aprire una trattativa privata con Sky (la pay è pronta a chiudere in dieci giorni).

Da qui a lunedì potrebbero cambiare radicalmente gli scenari: l’avvocato Antonio Romei (Samp) con dieci voti nella prima tornata è diventato ormai un punto di riferimento e qualche club potrebbe passare coi riformisti (Juve e Roma in testa) ma anche tra le squadre che hanno sempre avuto Lotito come riferimento. Per il resto, consiglio di Lega incluso, servono un patto di non belligeranza che ancora non c’è. Basta pensare la storia dell’ad. Era stato dato l’incarico alla Egon Zehnder di trovare un amministratore delegato all’altezza della situazione. I “cacciatori di teste” avevano fatto il loro lavoro come sanno fare, proponendo una lista di manager di altissimo profilo. Alcuni, peraltro un po’ ingombranti. Il risultato è stato che hanno scelto alla fine l’uomo della porta accanto, vale a dire Marco Brunelli che è in Lega da anni, conosciuto e stimato anche all’estero. Ottima scelta, per carità: Brunelli conosce il calcio come pochi. E’ stato un preziosissimo dg in questi anni. Sarà ad a tempo, gra parte dei presidenti ha scelto Paolo Dal Pino e insisteranno di sicuro nella loro decisione, forse dopo l’estate. Brunelli, ovviamente, tornerebbe a fare quello che sa fare meglio di tutti, il direttore generale.

Risolta la governance, lunedì si parlerà ovviamente anche di diritti tv. Nell’assemblea dei giorni scorso Preziosi si è rivolto a Malagò:”Ma c’è già un accordo con Sky?”, ha chiesto preccupato il patron del Genoa. Il commissario ha rassicurato tutti. “Fidatevi di me” ha detto più volte: Malagò è convinto che Sky possa mettere poco meno di quello che aveva garantito Mediapro (1 miliardo e 50 milioni a stagione). In soldoni: Sky offrirebbe 780 milioni e Perform 180, totale 960. Più annessi vari, si arriverebbe a circa un miliardo. Poco sotto insomma il previsto, ma compensato dagli ottimi accordi su diritti esteri (370) e diritti domestici Coppa Italia (35). Alla fine si arriverebbe intorno ai 1400 milioni, quelli di cui parlava tempo fa De Siervo, di sicuro comunque molto di più rispetto al passato. Ma i club hanno fretta di chiudere, di capire se potranno continuare a “scontare” con le banche i soldi dei diritti tv. Prima lo facevano con Sky, adesso dovrebbero farlo con Mediapro. Gli spagnoli offrono sufficienti garanzie? E’ lì il nodo. Che va sciolto lunedì. Senza i soldi delle banche molti club avrebbero grossi problemi nel programmare il mercato, e chissà, addirittura nell’iscrizione al prossimo campionato. Mediapro non molla, è pronta ad offrire caparre, minacciando anch’essa cause legali. Stavolta non si scatta: i presidenti, Lotito in testa, non potranno più nascondersi.

Fonte: Repubblica.it

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