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OBIETTIVO NAPOLI – “La sedia migliore non c’è!”

Tralasciamo le polemiche arbitrali, applausi e litigate isteriche. La questione principale che bisogna affrontare in queste righe è quella volta a comprendere perché il Napoli, da diverse settimane, non riesca ad esprimere un gioco gradevole ed efficace. La questione va presa un po’ alla larga. In principio fu Sarri ed il suo gioco ammirato in tutto il mondo. Il suo 4-3-3, il pressing, i movimenti a memoria, la catena di sinistra, Insigne-Callejòn, i passaggi infiniti…insomma, conoscete bene di che si tratta. Poi, l’addio doloroso di Sarri e l’arrivo, a sorpresa di Ancelotti. Con lui la speranza di grandi nomi e della definitiva affermazione internazionale. Il mercato, però, non porta nulla di nuovo e l’unico cambiamento riguarda il sistema di gioco. Addio 4-3-3, si passa al 4-4-2 e ad una gestione della rosa di più ampio respiro. Poi tutto si è fermato. L’evoluzione successiva avrebbe dovuto riguardare l’affermazione di una nuova identità di squadra, di un nuovo gioco, ma di fatto questo non è mai avvenuto. Il Napoli 2018-2019 è rimasto una creatura ibrida che non è riuscita ad evolversi in un qualcosa di nuovo. Il 4-4-2 è arrivato ad assicurare una buona tenuta difensiva dopo le prime settimane di incertezze con il vecchio sistema di gioco, ma offensivamente gli sviluppi tattici che ci si aspettava non sono avvenuti. L’idea iniziale era quella di puntare molto sulla catena di sinistra, con Zielinski a fare da finto esterno mancino che si accentrava sulla trequarti per favorire la spinta del terzino. Le cattive prestazioni del polacco hanno poi spinto Ancelotti a puntare su Fabiàn Ruiz sul lato mancino, adattandolo in un ruolo non suo e puntando molto sull’inventiva offensiva delle punte “piccole”, Insigne e Mertens. Finché le individualità hanno mantenuto un alto livello di rendimento, la mancanza di una vera identità tattica è stata mascherata dai risultati positivi. Poi, però, il calo complessivo di rendimento di molti singoli ha messo in evidenza le difficoltà di una squadra orfana delle sue certezze tattiche, e priva di veri leader in campo, se si eccettua Koulibaly.
Il Napoli che abbiamo raccontato nelle ultime settimane è stato una squadra con evidenti difficoltà a proporre un gioco offensivo efficace ed in cui troppi giocatori si sono dimostrati al di sotto delle loro possibilità. La sconfitta di stasera, quindi, non è giunta come un fulmine a ciel sereno, ma rappresenta il palesamento di un processo in atto già da tempo, ma che veniva mascherato dalla pochezza degli avversari di casa nostra e da vittorie trovate negli ultimi minuti.
Inter-Napoli è stato l’emblema della pochezza del campionato nostrano: due squadre che giocano male, con giocatori di livello non eccelso, a disputarsi gli avanzi lasciati da una Juventus anni luce superiore.
“La sedia migliore al marchesino!” – “La migliore non c’è!”. Così recitavano Totò ed Enzo Turco in una scena di Miseria e Nobiltà. Come la “miglior sedia” mancava ai miserabili portati in scena dal Principe della risata, così l’uomo migliore manca al Napoli nelle occasioni decisive. Fa male dirlo, ma sembra ci si stia avvicinando al momento in cui il Napoli debba pensare a fare un passo oltre ad alcuni elementi sopravvalutati degli ultimi anni (i nomi li lascio a voi, non credo sia difficile arrivarci) e rimpiazzarli con elementi dotati di maggiore carisma ed abilità di incidere nei momenti decisivi. È chiaro che il gruppo attuale, che è poi, in buona sostanza, ancora quello costruito da Benitez al suo arrivo a Napoli, non possa dare più di quanto abbia dato negli ultimi due anni: lottare per il secondo-terzo posto in Italia e sfigurare in Europa.
Ancelotti, finora, non è stato in grado di dare una precisa identità tattica ai suoi (al di là dei risultati), ma da grande conoscitore del calcio potrebbe sicuramente dare una mano nel dettare le coordinate per questa rivoluzione negli uomini che pare inevitabile. Nonostante questa sconfitte, il Napoli finirà comunque secondo in campionato, ne siamo certi, perché l’Inter, anche quella vista stasera, è poca cosa. L’obiettivo principale degli azzurri potrebbe quindi diventare proprio l’affermazione europea, in quell’Europa League che potrebbe essere una buona palestra per il Napoli, in vista di un’internazionalizzazione che dovrà portare ad affrontare la prossima Champions con più consapevolezza e con elementi di diverso spessore tecnico e, soprattutto, caratteriale. Il mercato invernale potrebbe essere una prima opportunità per dare vita a questa rivoluzione. Altrimenti, se ad Ancelotti sarà riservato il solo compito di accontentare le scelte al risparmio di De Laurentiis, continuando a far ruotare una rosa di buoni giocatori, ma in cui manca chi davvero faccia la differenza, allora il suo arrivo a Napoli sarà stato inutile. Per lottare per il secondo posto in Italia, in cui dietro alla Juve si deve scegliere solo il meno peggio, ed uscire al primo turno in Champions, si poteva ingaggiare anche un allenatore molto più economico…

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