EDITORIALE – Lorenzo Insigne, lo scugnizzo napoletano divenuto capitano, che sta per lasciare la squadra del cuore
Lorenzo Insigne, nato a Frattamaggiore, a pochi km dal capoluogo campano, trentenne, innamorato di Napoli e del Napoli, fin da bambino, con il calcio nel sangue, come tutti gli scugnizzi napoletani, è in procinto di lasciare Napoli, l’Italia ed ovviamente il club azzurro, per fare fortuna a Toronto in Canada. I tifosi sono ancora discordanti sulla sua scelta di vita, qualcuno lo ha anche additato come un mercenario che ama soltanto il danaro. Ma è facile giudicare dal di fuori, come si fa a biasimarlo davanti ad un’offerta megagalattica della società canadese? Ben undici milioni a stagione per cinque anni, di fronte ai 3,5 offerti da De Laurentiis. Ditemi voi chi avrebbe rifiutato quella barca di soldi che sistemerà per altre sette generazioni la sua famiglia. Il buon Lorenzo ha scritto la sua storia, non certo casuale, a suon di tanti sacrifici e salda determinazione. Sin da ragazzino, quando dava calci ad un pallone per strada assieme ai coetanei, ha sognato di giocare con la maglia della sua squadra del cuore, il Napoli naturalmente e di indossarne anche la fascia di capitano. Il primo a credere fortemente nelle sue doti di fantasista fu il boemo Zdenek Zeman, all’epoca tecnico del Foggia che lo volle alla sua corte in cadetteria, nel 2011, al Pescara, dove fece la sua esplosione definitiva, assieme ai vari Ciro Immobile e Marco Verratti. Quel duro lavoro e le umiliazioni subite per via della sua statura non eccelsa e del fisico esile, furono finalmente ripagate grazie alla sua fermezza di non abbattersi mai malgrado le porte in faccia. Viste le imprese di quello scugnizzo napoletano, la società di De Laurentiis, proprietaria del cartellino, decise di farlo tornare alla casa madre. Nella stagione 2012/13, contro il Parma giunse il suo primo gol con la casacca azzurra. Fu un giorno indimenticabile per il futuro capitano del Napoli. L’amore per la squadra e per la città, crebbero, così, a dismisura. Questo legame molto stretto con la città ed il tifo per la squadra amata, tuttavia gli hanno fatto vivere diversi momenti di difficoltà, complici i tanti infortuni subiti che ne hanno pregiudicato le prestazioni. Su di lui sono piovute, spesso, critiche ingiuste. Il suo straordinario stato emotivo è apparso evidente in molte occasioni, perché si è sempre sentito sotto esame. In confronto altri giocatori, come ha affermato il suo procuratore Vincenzo Pisacane, in una recente intervista, Insigne, talvolta, perde come capitano, come calciatore e come tifoso del Napoli. Benché sia sul piede di partenza il talento di Frattamaggiore, domenica, dopo il rigore trasformato contro la Salernitana ha dimostrato, per l’ennesima volta, il suo attaccamento alla maglia e alla tifoseria con un gesto d’amore, esultando e mandando baci al pubblico napoletano. L’attaccante azzurro ha realizzato il gol del 4-1 che gli ha consentito di raggiungere, udite, udite, Diego Armando Maradona a quota 115 reti. Una vita spesa, quasi tutta in azzurro, quella di Lorenzo Insigne che indossando la maglia della nazionale con pieno merito si è laureato campione d’Europa, sotto la guida di mister Mancini, suo grande estimatore, nel luglio del 2021. Ormai mancano pochi mesi al suo addio; infatti Insigne ed il Napoli si separeranno a fine stagione. Il figlio di Napoli si trasferirà in MLS, un campionato paragonabile alla nostra serie B ma guadagnerà, come anticipato, un ingaggio faraonico. Meno di 150 giorni ancora con la maglia azzurra n.24, un colore che da sempre lo ha accompagnato nella sua splendida carriera, poi indosserà il rosso. Per tantissimi suoi fans, questo addio, sarà una ferita davvero profonda. difficile da rimarginare ma si tratta di scelte personali di vita che non sta a nessuno criticare.