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Benevento, una pianta senza solide radici. Adesso riflessioni ponderate

Tutto nasce dalle macerie, quelle raccolte dal direttore tecnico Carli, il quale, accettando un progetto in essere, ha dovuto allestire, in tempi molto rapidi, e con zavorre difficili da collocare, una squadra che avesse una precisa identità e una logica tattica ben delineata.

Indubbiamente, il buon direttore, che di calcio ne sa più tanti, ha compiuto un miracolo nel ‘piazzare’ altrove quei calciatori che a Benevento non volevano più restare. Altri, sono rimasti, ma è molto probabile che a gennaio possano approdare verso nuovi lidi o, almeno, si farà il possibile.

Tra gli indiziati c’è Tello, ma non è da escludere che ci possa essere anche qualche nome che finora non è stato fatto. Detto questo, la costruzione di questa squadra è stata affidata a mister Andreoletti, un tecnico giovane, con belle idee e amante di un calcio propositivo. Se i moduli sono solo numeri, comunque, vogliamo dare una connotazione precisa e dire che la base di partenza doveva essere il 4-3-3, diventato, per cause di forza maggiore, un 3-5-2.

Siamo ormai alla fine di un girone di andata che emette verdetti insindacabili: il Benevento è malinconicamente settimo, a 30 punti, con ben nove lunghezze di distacco dalla Juve Stabia. 8 vittorie, 6 pareggi e 4 sconfitte il ruolino di marcia degli Stregoni. 17 reti fatte e 16 quelle subite. Senza affondare ulteriormente il coltello nella piaga, sono numeri che parlano chiaramente, al di là di alcuni infortuni, di una squadra che doveva fare meglio. Pensieri, riflessioni e qualche domanda è giusto il porseli. A giusta ragione l’ha fatto il  patron Vigorito ma anche la tifoseria. 

Andreoletti è contento delle prestazioni che questa squadra sta offrendo, ma i tifosi e tanti addetti ai lavori molto meno. Agli occhi dei più esperti, la squadra offre un gioco ‘leggibile’, con trame prevedibili. Per molti non c’è quell’anima tanto decantata durante le premesse pre-campionato.

E’ vero, nessuno si aspettava che questa squadra dovesse strapazzare il campionato. Saremmo degli stolti a pensarlo, ma per la qualità dell’organico non era pensabile neanche l’attuale classifica. Adesso è facile puntare il dito contro qualcuno e dire chi ha sbagliato. Ma è esercizio che non sono abituato a fare.

A sbagliare non è mai il singolo. Nel bene o nel male si lavora sempre di squadra. A questo punto la scelta più saggia è quella di apportare i correttivi giusti. 

Non siamo noi deputati a dire cosa fare. La società ha un direttore, che nell’ambiente è molto stimato e saprà dove e come intervenire. Lanciamo solo alcune considerazioni personali. Non sono d’accordo quando si sostiene che questa squadra non sia capace di giocare con una difesa a quattro.

Parto dalla concezione che dei calciatori professionisti non debbano avere problemi a interpretare più sistemi di gioco. Dire il contrario significherebbe sconfessare anche l’intero lavoro fatto in sede di mercato. I motivi di un rilancio vanno ricercati altrove. Va capito perchè molti calciatori che dovevano alzare la qualità di questa squadra si siano ‘imborghesiti’. Inoltre, comprendere il motivo di tanti infortuni potrebbe darci una chiave di lettura importante su molti aspetti.

Non sono neanche d’accordo quando si parla di esperienza tra il girone del nord e quello del sud. Sicuramente al sud c’è più pathos, ma il calcio è materia semplice, che a volte complichiamo con le nostre ‘filosofie’. Se questo fosse vero dovremmo rivedere tante teorie che ruotano attorno al mondo del calcio.

Benevento-Catania chiuderà il girone di andata. Che sia per tutti un sereno Natale, fatto di riflessioni giuste e ponderate. A volte ci vuole un attimo per ritrovarsi…

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Claudio Donato

Claudio Donato, giornalista-pubblicista. Al suo attivo diverse collaborazioni con varie testate giornalistiche.