LE ALTRE DI A

Regole e niente alibi, così è rinata la Roma

Regole e niente alibi, così è rinata la RomaLa gioia dei giocatori della Roma (ansa) ROMA – L’augurio che va di moda a Trigoria in queste ore è che Reggio Emilia e il Sassuolo sostituiscano nella memoria Genova e la Samp. A Marassi nacque dieci anni fa la prima Roma di Spalletti, quella del 4-2-3-1 e delle 11 vittorie consecutive, delle due coppe Italia e delle sfide scudetto all’Inter. A questa servirà tempo per capire se potrà ripetere quelle imprese, certo in Emilia (erano 3 mesi che la Roma non vinceva 2 gare di fila in campionato) è arrivato un segnale di rinascita. Sancendo l’indipendenza definitiva dal centravanti. Ma la rivoluzione Spalletti è più profonda e coinvolge l’aspetto tattico, quello fisico, quello mentale: regole e niente alibi, la Roma è tornata così.

SENZA PUNTI DI RIFERIMENTO – Ieri sera il ds Sabatini doveva ridersela sotto i baffi, mentre El Shaarawy depositava in porta il gol del 2-0 – il secondo consecutivo nelle prime due partite con la Roma – su assist dell’altro neo acquisto Perotti, forse il migliore in assoluto. Se un anno fa il mercato tardivo e approssimato aveva zavorrato la Roma nella corsa scudetto, oggi proprio il mercato invernale pare averle dato la spinta giusta. Regalandole alternative che in organico mancavano: ad esempio, la possibilità d’inventare un tridente senza punte vere. Due esterni come Salah e El Shaarawy, un uomo di fantasia come Perotti: la Roma s’è ritrovata così, esattamente come le accadde dieci anni fa, proprio con lo stesso allenatore in panchina. Ora tutti si affrettano a dire che “Dzeko non sarà mai un problema”, eppure se c’è una cosa che il Mapei Stadium ha detto con chiarezza è che senza riferimenti davanti, oggi, per la Roma è tutto più facile. In fondo con Totti ai box, Dzeko – appena diventato papà della piccola Una, con la compagna Amra – era diventato indispensabile, e la sua crisi era coincisa con quella ormai cronica della squadra. Il mercato l’ha rivoluzionata, nell’aspetto. Ma non bastava soltanto inserire facce nuove per tornare a vincere. 

LA RIVOLUZIONE: MERCATO, TATTICA, GAMBE, REGOLE  – In 20 giorni l’allenatore ha ricostruito la struttura della Roma: allenamenti tattici esasperati per dare un’organizzazione efficace a una squadra abituata a improvvisare. E poi una ritrovata brillantezza atletica, su cui Spalletti ha esplicitamente chiesto di lavorare al preparatore Norman (“Sono bravi, ma decido io”). Soprattutto, la forza delle regole: vietato sbagliare, rimproveri pubblici e privati a chi mostra comportamenti che l’allenatore non gradisce, a prescindere dal nome. Fine degli alibi, dalla preparazione in poi. Anzi, responsabilizzazione assoluta del gruppo. Così tutti hanno imparato a sentirsi rispettati e considerati. Nemmeno le assenze sono diventate una scusa per non provare a vincere: contro il Sassuolo mancavano Digne, Dzeko, Falque, Florenzi, Manolas e Torosidis, in gara si sono fermati pure De Rossi (ricaduta al polpaccio), Pjanic (ha preso una botta) e Maicon (stremato), Nainggolan è stato espulso. Una squadra fuori, eppure la squadra non s’è arresa. E anzi ha raddoppiato. La prova di un’anima rinnovata, espressa nell’entusiasmo di fine partita. La nuova era Spalletti iniziò con un gol di Nainggolan festeggiato da tre compagni appena. L’abbraccio di gruppo di martedì notte ha detto una volta per tutte che qualcosa è cambiato. as roma

serie A
Protagonisti:
luciano spalletti
stephan el shaarawy

Fonte: Repubblica

Commenti
Segui il canale PianetAzzurro.it su WhatsApp, clicca qui