EDITORIALE

RAFA BENITEZ, bilancio agrodolce

Domenica con la conclusione del campionato si chiude anche la prima stagione di Rafa Benitez sulla panchina del Napoli. Un anno fa, di questi tempi, Mazzarri comunicava la sua intenzione di andare via dopo un lungo tira e molla con la società.

I silenzi del tecnico toscano erano stati eloquenti (chi vuole rimanere lo dice subito, chi ha  altre intenzioni prende tempo) nonostante la corte serrata di De Laurentiis. Il presidente, oltre a proporgli il rinnovo ad una cifra ben superiore a quella percepita oggi all’Inter, tentò la carta del romanticismo: nel ristorante di Via Tasso, dinanzi il panorama, disse: “Dove trova una veduta bella come questa?” Niente da fare: Mazzarri salutò, quindi pensieri su Allegri e Gasperini, nomi che non scaldano il cuore né al presidente né alla piazza fin quando il 27 maggio fu annunciato Benitez, fresco vincitore della Europa League sulla panchina del Chelsea. Il tecnico spagnolo non era certo l’ultimo arrivato però una precedente esperienza fallimentare all’Inter e l’idea che non avesse in grande considerazione il calcio italiano inducevano ad alcune perplessità.

Il tempo per la conferenza stampa di benvenuto ed anche qui ADL volle toccare il cuore del suo nuovo dipendente facendogli fare un giro turistico in Costiera. Benitez si fece subito una cultura su cucina e bellezze naturali non certo presenti a Londra, Liverpool o Milano.

Attrattive a parte, egli fu conquistato dal progetto ambizioso della società altrimenti non avrebbe certo accettato l’incarico. Il suo Napoli in campionato è partito bene con quattro vittorie consecutive, tra cui quella a San Siro contro il Milan infrangendo un tabù che durava dal 1986.

Il vuoto lasciato da Cavani è stato patito meno del previsto: si sono subito messi in luce due nuovi acquisti: Higuaìn e Callejon, entrambi ex Real Madrid, famoso l’argentino semisconosciuto lo spagnolo.

Proprio quest’ultimo è stata una scommessa (vinta) di Benitez che lo ha fortemente voluto confidando nella sua capacità realizzativa ed i fatti gli hanno dato ragione: Callejon è andato a segno nelle prime tre gare di campionato, Higuaìn nella seconda, terza e quarta.

Poi, quinta giornata, l’inaspettato 1-1 interno contro la matricola Sassuolo, sottovalutato campanello di allarme per il maggior limite del Napoli “beniteziano”, la difficoltà contro le piccole: la (doppia) sconfitta col Parma, l’1-1 in extremis con il Chievo, pareggi beffa con Udinese e Genoa, i passi falsi al San Paolo. Aggiungiamo il crollo in casa dell’Atalanta ed i pareggi a Livorno, Cagliari e Bologna (in pieno recupero). Con le grandi invece tutto liscio, almeno tra le mura amiche.

In Europa si poteva fare qualcosa in più; il Napoli di Mazzarri passò agli ottavi in un girone ben più tosto di questo, dando anche maggiore prova di solidità: buon pari a Manchester, il City fu sconfitto al San Paolo, doppio successo col Villarreal, pari interno col Bayern e sconfitta dignitosa a Monaco.

Agli ottavi arrivò il Chelsea guidato dall’impomatato Villas Boas che in rotta con alcuni pezzi da novanta aveva indebolito la squadra; difatti il Napoli non ebbe grossi patemi ad imporsi 3-1 facendo sognare a più di qualcuno l’approdo in finale. Abramovich corse ai ripari esonerando il tecnico portoghese in favore del più rude Di Matteo che portò aria nuova ed il Napoli a Samford Bridge, pur se ai supplementari, perse 4-1 e salutò l’Europa.

Due anni dopo, con Benitez le cose sono andate peggio: l’unico acuto il 2-1 nella gara di esordio contro il Borussia Dortmund quindi la sconfitta senza storia a Londra contro l’Arsenal (superato 2-0 a ritorno ma era già qualificato), il doppio successo contro la cenerentola Marsiglia e la sconfitta a Dortmund 3-1 determinante in favore dei tedeschi per la differenza reti: Napoli eliminato pur con un punto in più rispetto a due anni prima e dirottato in Europa League dove eliminò non senza fatica lo Swansea nei sedicesimi, prima di dare strada al Porto negli ottavi. Era lecito attendersi qualcosa in più.

In campionato il bilancio è positivo: contro la Sampdoria il Napoli ha ottenuto la decima vittoria in trasferta e nell’ultima giornata potrebbe superare la Roma nella classifica del miglior attacco.

Per la lotta al titolo il Napoli forse ha alzato bandiera bianca troppo presto e può sembrare eccessivo il distacco da Juventus e Roma ma va loro dato atto di un campionato fuori dal comune. Rimane la vittoria in Coppa Italia pur se offuscata dai tragici fatti del prepartita che darà diritto alla disputa della finale di Supercoppa.

In conclusione, Benitez può essere l’uomo giusto ora tocca alla dirigenza farlo lavorare nelle condizioni migliori.

Antonio Gagliardi      

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