BRASILE 2014

Il sogno di Insigne dura solo 30 minuti: “Peccato, sono triste”

Il sogno dell’esordio è diventato realtà, anche se Lorenzo Insigne lo aveva immaginato diversamente. Il Mondiale è un traguardo per ogni calciatore, ma far coincidere il debutto con una delle peggiori debacle della storia dell’Italia (0-1 con la Costarica) non è certo il massimo. Eppure il talento del Napoli ci ha provato. In città è l’osservato speciale durante la partita: c’è chi si rintana in casa, altri, invece, scelgono il maxischermo a Scampia. Le difficoltà del primo tempo hanno una sola risposta per i tifosi del Napoli: il mancato ingresso di Insigne. Quando Prandelli rompe gli indugi, il “finalmente” assomiglia ad un sospiro di sollievo che irrompe in strada dalle tante finestre aperte sintonizzate sulla partita. Il coro “Lorenzo, Lorenzo” è un must anche nella Villa Comunale di Scampia ed è un vero e proprio boato, simile agli incoraggiamenti ricevuti da Balotelli, l’altro osservato speciale. L’ingresso in campo di Insigne è un fotogramma da ricordare: 56 minuti e 10 secondi, tocca a lui. Rileva Candreva e sembra determinato. Dà indicazioni a Marchisio: lo juventino si sposta a destra, lui si sistema sulla sinistra, la posizione che preferisce. L’incoraggiamento di Aurelio De Laurentiis arriva quasi in tempo reale su twitter: “Forza Lorenzo, siamo tutti con te”. La moglie Jenny in tribuna è emozionata, papà Carmine si commuove: ha raggiunto Recife in extremis. Ma l’Italia è in ginocchio e un solo giocatore difficilmente può risollevarla. Insigne ha la buona volontà che da sola non basta. L’emozione è sicuramente una componente, una squadra sulle gambe complica maledettamente il piano. Lui non si risparmia, cerca il dribbling o la partenza in velocità anche se finisce spesso in fuorigioco. Alla mezz’ora si propone bene, ma Cassano lo ignora e preferisce servire centralmente Cerci. Sette minuti più tardi può finalmente mettersi in proprio: l’assist di Cerci è perfetto, Lorenzinho cerca la giocata da campione, altissima. Nel finale è confuso come il resto dei compagni. «Potevamo già qualificarci, ma non ci siamo riusciti, peccato. Onore alla Costarica». La sconfitta si materializza all’Arena di Pernambuco e la delusione prende il sopravvento. Il copione è lo stesso a prescindere dalla latitudine: si dispera il tifoso che esibisce con orgoglio la maglia del Napoli in tribuna durante tutta la gara, ma anche casa Insigne a Frattamaggiore: mamma Patrizia, i fratelli Antonio e Marco ci avevano sperato. Poca voglia di sorridere pure per i duecento appassionati riuniti a Scampia. I bambini della Star Judo di Maddaloni ci hanno sempre creduto, ma si sono arresi all’evidenza. Il sogno di Insigne, in fondo, era anche il loro.

La Repubblica

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