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Pietro Lo Monaco: “I nostri giovani talenti sono viziati da un sistema bacato”

Notizie non confermate circa la volontà del presidente De Laurentiis di cedere il Napoli sono diventate il tormentone di queste settimane, così come l’addio di Bigon ed altre notizie riferite alla squadra aprtenopea. Non meno incessanti sono le diatribe tra chi chiede maggiore attenzione ai giocatori nostrani e chi vorrebbe “allargare” ai calciatori del continente africano lo status di comunitario.
Di questo e di altro Napolisoccer.NET ha discusso con l’ex dirigente di Catania e Palermo, Pietro Lo Monaco, per ottenere pareri qualificati ed infrmazioni professionali da uno dei dirigenti di maggior successo del panorama calcistico italiano. Di seguito l’intervista completa.

Direttore, ringraziandola per la disponibilità, le porgo la prima domanda: qual è la sua opinione su un eventuale investimento di uno sceicco sul Napoli e nel calcio italiano?
“Finora gli sceicchi hanno apportato nuova linfa in tutti i campionati esteri in cui sono approdati, tanto che in Inghilterra hanno fatto lievitare tutto il sistema calcio. Per me sono i benvenuti qualora con i loro investimenti riescano a migliorare una società come il Napoli, sia a livello di azienda che di strutture. Ad essere realisti, è difficile che uno sceicco possa venire al club azzurro. Il Napoli è un’azienda che produce bene ed ha solo bisogno di fare un ultimo salto di qualità, per questo non credo che Aurelio De Laurentiis abbia intenzione di vendere la sua squadra anche perchè non lo vedo stanco di questo ambiente. Tutto questo parlare di soci o di ingresso di nuovi capitali in società siano solo chiacchiere da bar. DI certo, nel caso dovessero arrivare aumenti di capitale ed una buona gestione di questi soldi, la competitività della squadra tenderà ad aumentare. A mio avviso, la notizia dell’investimento nel Napoli da parte dello sceicco è un’operazione di puro merchandising e di visibilità in vista dei mondiali del 2022 che si terranno in Qatar. Voglio anche ricordare che non sempre l’ingresso in società di uno sceicco sia sinonimo di grosse somme spese o di sperpero di denaro, al Malaga in Spagna, ad esempio, questo tipo di operazione non è andata per nulla bene. In terra iberica la risposta dell’ambiente non è stata all’altezza della situazione e lo sceicco stanco è andato via. Non penso che a Napoli si possano avere questi tipi di problemi, è una fucina impressionante e risponderà sicuramente in maniera diversa da come hanno risposto a Malaga. Il club azzurro è un’azienda che fa gola a molti ed è ambito da tutti coloro che vogliono investire nel calcio, ma chi investe nel Napoli spesso lo fa solo per visibilità e non per amore.
Perché lo sceicco dovrebbe investire in Italia? Magari perché pensa che gli facciano costruire lo stadio nuovo ed anche altre nuove strutture. Questa è gente che ama primeggiare e portare ai massimi livelli il loro investimento. Semmai davvero dovessero prendere il Napoli non farebbero una squadretta ma una corazzata forte in grado di competere sia in Italia che in Europa. Un suo eventuale ingresso farebbe lievitare tutto quello che gira intorno alla squadra. A Manchester il City sta costruendo un centro sportivo che è il massimo dell’opulenza, una città che non finisce mai. Manchester in confronto a Napoli è una piccola città. E’ noto che il calcio inglese è tutt’altra cosa rispetto a quello italiano ma ritengo che Napoli non abbia nulla da invidiare a Manchester.
La squadra può risentirne? Non credo, anzi, dovrebbe essere una motivazione in più a fare meglio sia per giocatori che per l’allenatore, perchè 
– spiega Lo Monaco a Napolisoccer.NET – si cerca di fare ancora meglio e non perché manca la forza o la volontà di andare avanti”.


Gira voce di un possibile addio di Riccardo Bigon. L’avventura del ds al Napoli è arrivata ai titoli di coda?
“I movimenti di mercato in questa fase della stagione sono prematuri, tutto quello che si scrive o si legge sono semplicemente chiacchiere per riempire i giornali. Ci potrebbe stare che il Napoli e Bigon sentano l’esigenza di cambiare, ma non è questo il momento del campionato in cui fare queste scelte.
Io al Napoli? Il club azzurro negli ultimi anni ha fatto buoni campionati e si è sempre mantenuto nelle zone alte della classifica, adesso è giunto il momento di posizionarsi nei quartieri alti anche in Europa. Questo obiettivo è alla portata del Napoli e credo che qualsiasi professionista accetterebbe volentieri questa sfida. Per me che ho origini napoletane sarebbe uno stimolo in più. Il Napoli deve ambire al massimo, perciò un dirigente che ha voglio di fare non direbbe mai no ad una piazza come Napoli”.

Qual è la sua impressione sulla convenzione di Cotonou e sul tentativo di far diventare comunitari i calciatori africani?
“Lascerei stare le cose come stanno. Mi sembra fantasioso rendere comunitari i giocatori africani; a questo punto apriamo le frontiere e liberalizziamo tutto. Secondo me sarebbe un controsenso rendere comunitari questi giocatori stranieri  quando poi l’intero movimento calcistico italiano fa determinati discorsi sul potenziamento dei settori giovanili, sugli investimenti sui talenti nostrani ed altri discorsi simili. Se questo allargamento dovesse divenire effettivo si aprirebbe un “mondo” per le società ma non credo siano pronte ad utilizzare questa nuova eventualità. E’ vero che il calcio ad alti livelli deve essere aperto a tutti, che non conosce bandiere, carte di identità e confini geografici ma attualmente in Italia non è ancora il momento di aprire le frontiere. Ora nel nostro campionato c’è bisogno di valorizzare i nostri giocatori e non quelli stranieri, diversamente la Nazionale continuerebbe a risentirne e ci esporremmo a figuracce in campo internazionale. A mio avviso non è un problema di talenti, perchè quelli abbondano. Il vero problema del calcio italiano è il sistema bacato che ruota dentro ed attorno a questo mondo e fin quando ci sarà questo tipo di sistema si proporrà sempre un prodotto non consono”.

Le lancio una provocazione: domenica nel campionato italiano di Serie A si gioca Inter-Napoli e nei ventidue giocatori che scenderanno in campo dal primo minuto molto probabilmente ci saranno al massimo due/tre italiani.
“E’ il segnale chiaro di come stanno le cose. In Serie A bisogna avere una visione del calcio e dei giocatori a 360° andando a pescare giocatori anche nel mercato estero. Però tutte le società hanno anche il dovere di muovere il mercato parallelo dei giocatori italiani. Il Napoli ha un settore giovanile di buone qualità, dal quale però, eccetto Insigne, non sono mai usciti giocatori in grado di passare in prima squadra. In molte squadre non c’è un percorso, manca un progetto che guidi i giovani dalla primavera alla prima squadra, con tutti i benefici che ne conseguono, quali abbattimento dei costi, valorizzazione del prodotto locale, sensibilizzazione del giocatore dal punto di vista dell’emotività ecc. Mi sorprende più il fatto che in Italia non si badi a curare il settore giovanile piuttosto che ci sia un numero eccessivo di stranieri. Curare un settore giovanile non vuole dire fare solo i campionati di pertinenza, bensì programmare un progetto per ogni singolo calciatore, che deve culminare con il raggiungimento della prima squadra. In quest’ottica vanno creati calciatori. Se si arriva a metà e ci si ferma  – chiarisce Lo Monaco a Napolisoccer.NET – vuol dire che la pianificazione è monca. Come ho detto prima, il problema dei nostri giocatori è che sono viziati dal nostro sistema, hanno i cosiddetti vizi dei sette porcelli che nel momento di difficoltà anziché tirare fuori il carattere li portano a deprimersi. Per questo dico che bisogna cambiare il sistema. Come prima cosa, bisogna scindere tra la figura dell’educatore e dell’allenatore: sono due cose diverse che non vanno assolutamente confuse. Talvolta gli educatori giocano a fare gli allenatori e questo è un male per un ragazzo. Un altro problema sono i procuratori, i ragazzini neppure nascono e già hanno il procuratore. Purtroppo, questa figura, negli ultimi anni, ha inciso tantissimo nel tessuto calcistico italiano. Infine, bisogna cambiare anche la mentalità dei genitori che, a tutti i costi, difendono i figli e sono disposti a tutto affinché giochino sempre. Questi, e altri problemi che non sto qui ad elencare, si traducono nel prodotto avariato che c’è nel calcio italiano”.


Direttore ultima domanda: che effetto le fa vedere il Catania, con cui lei ha quasi sfiorato l’Europa, arrancare anche in Serie B?
“Mi fa un brutto effetto vedere dove è il Catania adesso. In otto anni, per una piccola realtà come quella di Catania, è stato costruito un impero ed in meno di due anni è stato smantellato. E’ una sensazione dolorosa a livello di pelle e – conclude Lo Monaco a Napolisoccer.NET -, spero, soprattutto per i tifosi, che possa ritornare a rialzare la china il più presto possibile”.

Fonte: NapoliSoccer.NET

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