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Pepe Reina al San Paolo: niente Allianz Arena per tifare Rafael e i suoi ex compagni

Non era lì per il Bayern. Non era in missione speciale, non ce n’era bisogno. Il 7-1 dell’Olimpico ha già raccontato tutto a Guardiola. E poi non è una spia. E neanche un osservatore camuffato da amico di famiglia. Pepe Reina era al San Paolo per nostalgia. Per il piacere di stare un po’ coi vecchi amici. Per la voglia di ritrovare anche un po’ se stesso, là dove s’è preso e ha lasciato il cuore, ed è bastato rivederlo, seppur in tribuna e infortunato, per fantasticarne il ritorno. «Che spettacolo i tifosi. E che Napoli». Poteva scegliere Bayern-Borussia, e pure all’Allianz Arena lo spettacolo era annunciato. Invece ha preferito il San Paolo, Fuorigrotta, quella che è stata la sua gente. Arrivo alle 14 a Capodichino, un taxi ad attenderlo, la corsa in tangenziale e la fretta alla moglie. «Veloce che la partita comincia». Pepe Reina il numero 1 dei rimpianti. Quello che più manca. Carisma, personalità e mani grandi. Per parare, innanzitutto. Ma pure per stringersi forte ai compagni, star con loro nello spogliatoio, lui tra gli altri, euforico, per far festa, per una vittoria meritata, per Rafael: il suo erede. Seconda volta in campionato senza prendere gol, la terza stagionale. Sassuolo, Slovan e adesso la Roma. Mai pericolosa o quasi. Però sempre respinta. Anzi, bloccata. Rafael come non s’era visto ancora. Lucido nell’interpretazione delle situazioni, attento nella presa, coraggioso in uscita. Sicuro, insomma. Carico e non intimorito da quell’omone grosso che continua a fargli ombra, da un portiere capace come pochi di aprire e chiudere un’epoca in un anno solo. Neanche giocato tutto. Reina tra i più grandi in 88 anni di storia del club. Ma è il passato. Rafael si è preso ormai i guanti, la maglia e il futuro. Quattro anni ancora di contratto. Talento e prospettive. Evidenti. Come le incertezze fin qui. E quel mormorio fitto di critiche e insoddisfazione. Col rimpianto continuo di chi ormai di Napoli si gode il sole, gli amici, una cenetta in allegria e la compagnia di De Laurentiis seduto a due poltroncine da lui. Reina spettatore appassionato di Rafael. Tifoso sincero. Convinto che ormai il brasiliano può soltanto crescere e migliorare. Dimostrare il suo valore. Senza le ansie e lo stress dei paragoni continui. Rafael il giovane vecchio. Nazionale, vincente e già crac. Del mercato e non solo. Una carriera segnata più che…parata. Infortuni gravi, storie da romanzo e vittorie. La Libertadores alzata col Santos. La maglia della Selecao stirata e apparecchiata da quand’era ragazzo. Quella azzurra, invece, prenotata sin dal suo arrivo. Poteva andare alla Roma. E pure all’Inter. Ma scelse Napoli. Per giocare nel tempo. Un percorso scritto. Quasi contrattualmente. Un anno da secondo, poi titolare. Doveva stare alle spalle di De Sanctis. Poi arrivò Reina. Oggi avversario e suo tifoso. E non ha sfigurato: zero gol presi ma voto in pagella alto. «Bravo Rafael». Gliel’ha detto anche Pepe.

Fonte: Corriere dello Sport

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