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Valentini: “Nuove tecnologie nel calcio, ecco quanto costano”, e la conferma: “Si, sto uscendo dalla Federcalcio”

Il Grande Vecchio, quello che sa tutto quel che si dice o anche solo si sussurra dentro e fuori le segrete stanze del potere, sta facendo i bagagli. E’ in uscita dalla Federcalcio, Antonello Valentini, direttore generale della FIGC fino a pochi mesi fa, ex responsabile delle comunicazioni esterne e, prima ancora (lo è dall’era Matarrese) storico capo-ufficio stampa del Palazzo del calcio federale. Conosce come nessun altro segreti e uomini che gravitano intorno allo Stato Maggiore del governo footballistico tricolore. “Sì, sto uscendo dalla federcalcio – confida Antonello Valentini a cuore aperto a “NapoliMagazine.Com” – qui in FIGC, come nella maggioranza delle aziende, come sai anche quelle editorial-giornalistiche, a causa di questa infinita crisi vengono ridisegnati gli organici e si rinuncia ai contratti più importanti, più ricchi e più gravosi. E così ciao pallone, non so ancora cosa farò”. Non esiste dirigente o giornalista di vertice, italiano o europeo, che non lo conosca, buon per lui. Prima la Premier League, ieri la Bundesliga: il calcio europeo ormai sembra aver definitivamente optato per l’adozione della tecnologia per rendere più affidabile il prodotto-pallone; e non solo per il gol-non gol.

Il calcio italiano sembra restare indietro, come lo è per qualità tecnica e struttura economico-finanziaria. Cosa impedisce di metterci al passo almeno qui che contano i cervelli e non i piedi?

“Siamo indietro, è vero. E’ un passo importante che chiede una architettura solida e affidabile: noi invece abbiamo cambiato tutto, c’è un nuovo presidente, Tavecchio, e una nuova squadra, la sua…”. Pesa l’ultimo concetto, Valentini, come a sottolineare che non è esattamente in sintonia col nuovo governo.

Dobbiamo rassegnarci a essere ruota di scorta non solo sui campi, insomma, ma anche nelle stanze dirigenziali, Antonello?

Purtroppo è un problema di struttura e anche di forza economica. Per scegliere di adottare la tecnologia applicata al calcio, per esempio sul gol-non gol, piazzare le tante telecamere che peraltro la FIGC ha sperimentato con successo nel Friuli di Udine, servono sull’unghia circa 250mila euro a stadio, anzi tra i 200 e i 250, a seconda della struttura del singolo stadio. Soldi pesanti, sempre pesanti, specie in tempi di spending rewiev come adesso”.

La questione economica è insomma la principale a farci frenare. Ma non è l’unica, giusto?

Già, non è l’unica, come dicevo prima a proposito della ‘nuova macchina’ federale, i nuovi uomini, i nuovi poteri che si stanno configurando e oliando. Per esempio l’Aia, l’associazione degli arbitri, non è d’accordo con la tecnologia: i direttori di gara fanno i loro interessi: per esempio non vogliono che sia cancellata – come lo sarebbe perché non servirebbe più – la figura dell’arbitro d’area di rigore, quello che ora è incaricato di vedere il gol-non gol, a valutare se la palla è entrata oppure no. L’Aia perde potere, stipendi, e anche i ‘primi arbitri’ – quelli che fischiano, per capirci – preferiscono lo staff degli assistenti che ora hanno e con cui si consultano via auricolare sulle decisioni controverse tipo fuorigioco sì o no. Dopo loro che farebbero? Parlerebbero con i computer, chiederebbero il parere alle telecamere?”.

Però l’Uefa, dopo tanto tergiversare e rinviare, sembra aver deciso per il sì all’uso della tecnologia. Probabilmente perché quasi costretta dai fatti. Sappiamo quanto Blatter e la FIFA, e mi riferisco ai vecchi ‘parrucconi’ dell’International Board, siano restii alle novità regolamentari specie se portate dalla tecnologia…

Blatter e il Board sì, d’accordo; ma ora Platini e l’Uefa si stanno convertendo, forse loro malgrado, al new deal. Quello del presidente dell’Uefa e della struttura europea non è parere che non possa essere tenuto in considerazione. Una pressione di potere e di grandi numeri importante. E si sta venendo alla decisione definitiva. Era ora”.

 

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Tilde Schiavone

Sono una persona che riesce a star bene con se stessa solo se intorno a lei c' è armonia, questo è il motivo per cui cerco di risolvere i conflitti esistenti tra le persone che mi circondano;non amo i gioielli, specialmente quelli costosi, preferisco gli accessori di poco valore; non amo ricevere in regalo i fiori recisi: preferisco ammirarli nei giardini dove compiono il loro naturale ciclo vitale e non nei vasi dove hanno vita breve..Amo il blues,il canto del dolore, e il mio sogno è raggiungere un giorno quei luoghi che lo hanno visto nascere; Amo gli indiani d' america, la loro spiritualità e la loro cultura. non vivrei senza i dolci e la pizza. Sono campanilista, napolista, meridionalista ...maradonista. Adoro gli animali, ritengo che non siano loro le bestie e sono vegetariana. Non mi piace parlare, quel che sento preferisco scriverlo, so esprimermi meglio con una penna in mano anziché dinanzi a un microfono, amo inoltre il folclore della mia terra e cerco, attraverso l' Associazione Culturale Fonte Nova d cui sono Presidente, di preservarlo e diffonderlo ... e duclis in fundo AMO LA MIA NAPOLI, senza se e senza ma, ringrazio Dio perchè ha fatto sì che nelle mie vene scorresse il sangue del Sud!