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Inter, la svolta o sarà addio: De Boer già spalle al muro

MILANO – Se le cose non cambiano, Frank De Boer è già un dead man walking. Calcisticamente parlando, s’intende. Ma la realtà dei fatti è questa, e travalica le chiacchiere e le illusioni e le dichiarazioni di facciata: da qui alla sosta di ottobre, il tecnico olandese è chiamato a dare una svolta alla stagione, altrimenti anche lui, pur fresco di insediamento (poco più di un mese), potrebbe essere sostituito, perché se la squadra franasse ancora sarebbe necessario correre ai ripari.

Radiomercato, o radioserva, o la pancia del paese, suggeriscono già i nomi del possibile nuovo allenatore: in questo momento i più caldi sono Cesare Prandelli e Fabio Capello, poi si vedrà. Di sicuro la posizione di De Boer si è fatta più traballante dopo l’orribile sconfitta in Europa League contro l’Hapoel Beer Sheva, un 2-0 secco e persino autoritario degli israeliani, che avrebbero addirittura meritato di segnare almeno un gol in più. Un rovescio che è il secondo in quattro partite ufficiali, gare nelle quali le cifre inchiodano l’Inter e il suo tecnico: due sconfitte, un pareggio e una vittoria rocambolesca contro il Pescara; sei gol subiti e solo tre segnati, e quei tre segnati tutti da Mauro Icardi; l’Inter è andata in svantaggio in tutte e quattro le partite; l’Inter non ha mai segnato un gol nei primi tempi. Frank De Boer, e sarebbe in effetti curioso il contrario, non ha ancora decifrato la situazione. Del resto l’ambizione e la proposta di Thohir l’hanno spinto su queste sponde nella seconda settimana di agosto, poco più di un mese fa dunque, dopo l’esonero di Roberto Mancini. Ma pensare che un tecnico di nessuna esperienza internazionale (ha allenato solo in Olanda, come vice della nazionale o come tecnico dell’Ajax), che non aveva conosciuto l’Italia neppure da giocatore, che non conosceva i giocatori che l’Inter gli metteva a disposizione, avrebbe preso in mano la squadra con piglio sicuro dal primo istante, era un pio desiderio dei dirigenti che l’hanno ingaggiato. Perché la verità è che la scelta stessa di De Boer è stata un colossale errore, come tutta la conduzione dell’estate nerazzurra: ci si doveva accorgere molto tempo prima che la parabola di Mancini era giunta a conclusione, non ad agosto; e se si aveva a disposizione la carta De Boer, bisognava giocarla in anticipo, per dare modo all’allenatore di conoscere i giocatori e di prendere le misure all’ambiente fin da giugno; se invece si licenzia Mancini ad agosto, allora bisogna chiamare un allenatore che conosca già la nostra realtà, altrimenti si consegna la squadra a un altro lungo apprendistato, ma a stagione già iniziata, per giunta con un tecnico che a sua volta deve ambientarsi e capire dove si trova. Insomma è stato un pasticcio continuo, e ora Frank De Boer, che è senz’altro un ottimo professionista fino a prova contraria, è un tecnico in difficoltà, travolto dall’insuccesso, e con la Juventus alle porte (domenica ore 18 a San Siro).

Ha una squadra che lui non ha scelto, che ha svolto in estate un lavoro atletico non preparato da lui, e alla vigilia di Inter-Juventus si è trovato a gestire una gara di Europa League in cui ha dovuto per forza di cose dare spazio alle seconde linee, altrimenti i titolari sarebbero arrivati a domenica con la lingua di fuori. Ma il turnover non ha pagato perché le riserve dell’Inter si sono rivelate giocatori senza condizione atletica né mentale, del resto molti di loro (Felipe Melo e Ranocchia su tutti) hanno capito da tempo che in questa squadra ci sarà ben poco spazio per loro. Ed è arrivato il tracollo, eloquente anche al di là del 2-0, di un’Inter senza nerbo, senza cattiveria, senza fluidità di gioco, senza passione. L’Inter di De Boer, appunto, mentre come sempre accade dopo le sconfitte gravi, cominciano a serpeggiare quelle sensazioni (o voci di popolo, o voci di dentro) che raccontano di un allenatore che ancora non è molto seguito dai propri giocatori, i quali non avvertirebbero una leadership sicura. E si sa come sono fatti i calciatori professionisti: se si accorgono, magari da piccoli particolari, che chi guida lo spogliatoio non ha piglio sicuro, tendono ad allargarsi un po’, insomma a distrarsi spesso.

Di distrazioni sarà opportuno non averne nelle prossime due settimane, comunque, perché inizia il ciclo che ci dirà la verità sul futuro dell’Inter e di De Boer: domenica Inter-Juventus; mercoledì 21 Empoli-Inter, quinta di campionato; domenica 25 Inter-Bologna, sesta di campionato; giovedì 29 Sparta Praga-Inter, Europa League; domenica 2 ottobre Roma-Inter, settima di campionato. Cinque partite fino alla sosta di ottobre, per capire se il vascello affonderà o se il frastornato nocchiero lo rimetterà in equilibrio. Altrimenti, suonerà l’ora delle decisioni dolorose. Sperando che almeno stavolta vengano prese coi tempi giusti.  
  Inter

serie A
Protagonisti:
frank de boer

Fonte: Repubblica

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