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Milan, firmato il closing: addio a Berlusconi ora è cinese

MILANO – Dopo quasi un anno di trattative e due rinvii, il Milan cambia proprietario. Berlusconi saluta dopo 31 anni e 5 Coppe dei Campioni vinte: anche il club rossonero – così come i cugini dell’Inter – diventa cinese e finisce alla cordata guidata dall’uomo d’affari Yonghongh Li. L’atto di vendita (tecnicamente il “closing”, dopo il preliminare dell’agosto scorso) è stato firmato poco prima delle 14, in un luogo che più milanese non potrebbe essere: in piazza Belgioioso, a pochi metri dalla casa di Alessandro Manzoni, nello studio legale Gianni, Origoni, Grippo e Cappelli, i quali hanno assistito gli acquirenti.

Grande assente Silvio Berlusconi che non se l’è sentita di presenziare all’atto finale, riservandosi di incontrare tutti i protagonisti questa sera con una cena che si terrà ad Arcore. A firmare materialmente il contratto è stato così Danilo Pellegrino, amministratore delegato di Fininvest, la holding che di fatto ha ceduto il 99,9 per cento delle quote valutate 740 milioni (compresi 220 milioni di debiti): oltre a essere uno dei manager di fiducia della famiglia, è stato l’uomo che ha seguito l’operazione di vendita fin dall’inizio, ancora i tempi della trattativa con il finanziere tailandese Bee Teachaubol. L’altra firma che conta è quella del braccio destro di Yonghong Li, “David” Han Li, affiancato da Marco Fassone, individuato dalla nuova proprietà come l’amministratore delegato che prenderà il posto della diarchia formata da Adriano Galliani (a sua volta presente al momento della vendita) e Barbara Berlusconi (assente).

La firma è arrivata dopo l’arrivo sui conti Fininvest degli ultimi 290 milioni necessari per arrivare ai 540 previsti dal contratto, dopo i 250 milioni di caparra già versati. L’ultimo versamento per 190 milioni è arrivato dal Lussemburgo – dove ha sede la Rossoneri Sport Lux, società che controllerà direttamente il Milan – ed è stato garantito da Huarong, primaria istituzione finanziaria cinese. Complessivamente, come si legge nel comunicato, il Milan è stato valutato complessivamente “740 milioni di Euro, comprensivi di una situazione
debitoria stimata al 30 giugno 2016, come da intese fra le parti, in circa 220 milioni di euro. A quanto incassato da Fininvest si aggiungono 90 milioni di Euro a titolo di rimborso dei versamenti in conto capitale eseguiti dalla stessa Fininvest a favore del Milan dal 1° luglio 2016 ad oggi”.

Una cifra che continuerà a far discutere, considerata dagli addetti ai lavori molto più alta del valore effettivo del club rossonero. Soldi che, per due volte, i due mr. Li non sono riusciti a far arrivare in Italia, chiedendo il rinvio del closing sia a dicembre che a febbraio. Non per nulla, per sbloccare l’operazione è stato necessario ricorrere a un prestito, inizialmente non previsto: circa 300 milioni sono stati concessi dal fondo Elliott, a un tasso medio che si aggira attorno al 9,8 per cento, da restituire in una unica tranche entro i prossimi 18 mesi. Della partita è anche Blue Sky, una società di brokeraggio con base a Londra che ha prestato una cifra assai più ridotta ma ha avuto un ruolo fondamentale nel mettere in contatto Elliot con la cordata cinese.

Come sarà possibile fra fronte agli impegni sottoscritti e trovare allo stesso tempo le risorse per riportare il Milan tra le prime squadre d’Europa, obiettivo dichiarato dalla nuova proprietà? Per il rafforzamento della rosa non ci sono problemi: a disposizione circa 50-60 milioni, più che sufficienti perché il cartellino dei giocatori viene pagato in più rate annuali. Più complesso il discorso della restituzione del prestito. Yonghong Li e Han Li hanno due strade: la prima passa per lo “scongelamento” dei fondi che hanno detto di aver già raccolto in Cina e bloccato dalle nuove norme più restrittive per l’espatrio dei capitali, approvate dal governo di Pechino dopo l’estate. In alternativa, c’è la possibilità di quotare la società in Borsa, mettere sul mercato una parte delle azioni e ripagare così i fondi finanziatori. Se entrambe le possibilità venissero meno, il Milan finirebbe nelle mani del fondo Elliot, il quale avrebbero così speso “solo 300” milioni per tutto il Milan.

Domani, i riflettori si spostano su casa Milan, dove in mattinata è prevista la conferenza stampa: Yonghong Li farà il discorso introduttivo (in cinese, non parla inglese), ma a rispondere alle domande dei giornalisti sarà Marco Fassone. Dopo si terrà l’assemblea dei soci che nominerà il nuovo cda. Ne fanno parte i cinesi Yonghong Li e Han Li, il banchiere Lu Bo (che lavora al fondo a partecipazione statale Haixia, il quale avrebbe finanziato l’operazione, ma i cui fondi sono bloccati in Cina) e un giovane manager che risponde al nome di Xu Renshuo. Poi ci sono gli italiani: Paolo Scaroni (ex numero uno di Eni ed Enel, in quota Elliot), l’avvocato Roberto Cappelli che ha seguito la trattativa e Marco Patuano (ex numero uno di Telecom) come indipendente.

Rossoneri Sport Investment Lux si è avvalsa di Rothschild & Co. come advisor per gli aspetti finanziari e degli Studi Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners e Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners per gli aspetti legali. Fininvest è stata assistita da Lazard e dallo studio Chiomenti rispettivamente per gli aspetti finanziari e per quelli legali.
 

Fonte: Repubblica

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