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Un finale scudetto da brividi rovinato dai labiali

Il campionato è sulla bocca di tutti, il più incerto d’Europa almeno fino a San Siro e Firenze, eppure su quella bocca vogliamo proprio leggere il marcio. Grottesco, ma più che altro ridicolo il giro del Web delle labbra di Tagliavento che chiedono quanto recupero si debba fare a Inter-Juve, ed ecco che quel “facciamo” diventa “vinciamo”. Come se Tagliavento fosse nella curva bianconera e aspettasse, fremente, la fine della gara e forse del campionato.

Ancora lui, un’oretta più tardi, viene pescato dalle immagini nel tunnel dello stadio mentre Allegri lo saluta chiamandolo “Taglia” e poi quella battuta sull’arbitro promosso (questo no davvero: Orsato bocciatissimo, lo hanno visto tutti). Un siparietto evitabile ma non scandaloso, e solo una dietrologia malata può indovinarvi una trama, una collusione, una corruzione. Non è sufficiente che Tagliavento sia l’arbitro del gol di Muntari e delle manette di Mourinho: egli è stato e talvolta è, semplicemente, un arbitro piuttosto modesto, così come il sopravvalutato Orsato (far giocare, come dice Casarin, non è certo un merito assoluto), ma chi vede di più vede i fantasmi.

Sabato, la vera “espulsione” che ha azzoppato l’Inter non è stata quella mancata di Pjanic ma quella di Icardi, in qualche modo espulso dalla partita da Spalletti per far entrare quel povero capro espiatorio di Santon. L’Inter ha perso di suo, la Juve ha vinto di suo, il Napoli ha perso di suo, la Fiorentina ha vinto di suo. Se in panchina hai Santon e lo fai entrare, se hai Tonelli (idem) oppure Dybala, una certa differenza c’è. Il resto è inutile sospetto, di lettura più facile e vana di un labiale.
 

Fonte: Repubblica.it

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