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Cosa dobbiamo pensare della stagione di Kalinic?

Il gol di Kalinic era tra i candidati come il più bello segnato dal Milan nel mese di aprile.

In due tocchi Kalinic ha trasformato in gol una situazione di stallo in un momento delicato della partita, tirando fuori il massimo da un cross all’apparenza innocuo. La sua giocata non è comunque servita a migliorare la classifica rossonera: dopo aver sperato di rientrare nella lotta per la Champions League, il Milan è addirittura scivolato al settimo posto a causa di una striscia negativa di sei partite (4 pareggi e 2 sconfitte).

Anche dopo l’esonero di Montella e la promozione di Gennaro Gattuso, Kalinic, almeno all’inizio, è un titolare. Gattuso esordisce a Benevento e Kalinic segna un gol, poi gioca dal primo minuto anche nelle gare successive contro il Bologna, il Verona e l’Atalanta. L’attaccante croato si infortuna nel derby di Coppa Italia, il Milan infila una striscia di 13 risultati utili consecutivi e nel frattempo le gerarchie in attacco cambiano. I rossoneri vincono il derby grazie a un gol di Cutrone, che diventa la prima scelta.

Gattuso torna in pianta stabile al 4-3-3 e individua presto un gruppo di titolari più o meno fisso, in cui una delle poche rotazioni riguarda proprio il centravanti. Cutrone gioca più spesso dal primo minuto perché trova il gol più facilmente rispetto ai compagni, ma Gattuso più di una volta ne sottolinea i margini di miglioramento nella protezione della palla e nel gioco di sponda. Forse è proprio l’importanza di avere un centravanti su cui appoggiarsi per far alzare la squadra il motivo principale della fiducia che il nuovo allenatore ripone in Kalinic. Dopo la semifinale di ritorno in Coppa Italia contro la Lazio, in cui Kalinic sbaglia una chiara occasione nei tempi supplementari che avrebbe probabilmente evitato i calci di rigore, Gattuso difende il suo attaccante definendolo un campione. Un paio di settimane dopo, però, lo esclude dai convocati per la sfida contro il Chievo, giudicandolo non abbastanza intenso negli allenamenti.

Nonostante i miglioramenti, nemmeno Gattuso è riuscito a risolvere la questione del centravanti. Montella aveva definito gerarchie piuttosto chiare, con Kalinic come prima scelta, Gattuso ha invece favorito l’alternanza, offrendo un paio di chance anche ad André Silva e tornando inoltre a schierare le due punte. In quelle occasioni l’allenatore del Milan ha preferito la coppia formata da André Silva e Cutrone, ritenuti forse più adatti di Kalinic a dividersi gli spazi e a coordinare i movimenti. In generale, Gattuso ha ricavato qualcosa in più dai suoi attaccanti, ma non abbastanza da alzare l’asticella del rendimento ai livelli immaginati a inizio stagione: Kalinic, André Silva e Cutrone hanno segnato in tutto 14 gol in campionato, la metà rispetto al solo Immobile.

Anche con Gattuso, le buone sensazioni suscitate all’inizio da Kalinic svaniscono presto. Dopo il gol all’esordio contro il Benevento, l’attaccante croato serve un assist a Bonaventura contro il Bologna e sembra beneficiare di una manovra più diretta che punta ad appoggiarsi con maggiore frequenza sul centravanti per avanzare. Col tempo, però, la manovra del Milan si fa più sofisticata, soprattutto grazie all’ingresso in squadra di Calhanoglu come esterno sinistro d’attacco, che riequilibra le responsabilità creative sui due lati del campo.

L’impatto di Kalinic e lo spazio concesso da Gattuso diminuiscono, anche perché l’attaccante croato, dopo l’infortunio alla caviglia rimediato nel derby di Coppa Italia, resta fuori per un paio di settimane a causa di un principio di pubalgia. Nelle ultime 8 giornate di campionato viene scelto come titolare soltanto due volte e in una di queste occasioni, contro il Napoli, gioca appena otto palloni, completa 4 passaggi e non tira mai in porta. Senza rifornimenti e praticamente mai coinvolto nella manovra per facilitare l’accesso alla trequarti del Napoli, Kalinic è a tutti gli effetti un corpo estraneo. La differenza con la partita d’andata, in cui non aveva combinato molto di più nell’area avversaria, ma aveva toccato il punto più alto in quanto a coinvolgimento nella manovra, è evidente.

Sia Montella che Gattuso hanno mostrato di avere fiducia in Kalinic, ritenendolo probabilmente il profilo più completo tra i centravanti a disposizione, ma tutti e due non sono riusciti a creargli attorno un contesto che lo facesse esprimere pienamente secondo le sue caratteristiche. La sensibilità del suo gioco di sponda non sempre è stata sollecitata, anche se comunque Kalinic ha in parte compensato le poche occasioni per segnare mettendosi al servizio della squadra: con 3 assist e una media di 1,9 passaggi che mandano al tiro un compagno per 90 minuti, solo Suso e Calhanoglu fanno meglio di lui nella rosa del Milan.

Kalinic è stato utilizzato soprattutto per la sua forza fisica, la capacità di proteggere la palla e vincere i corpo a corpo con i difensori, mentre un’altra parte importante del suo talento, il suo senso per la profondità, non è stata praticamente mai esplorata. L’attaccante croato ha segnato un solo gol dopo essere stato servito con un passaggio alle spalle della difesa, contro il Chievo, in cui ha controllato l’assist di Suso prima di battere Sorrentino con l’esterno del piede destro, esibendo ancora una volta la sua ricercatezza nella scelta della giocata.

Fonte: SkySport

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