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Breve storia dei premi NBA

Nella settimana dell’inserimento nella Hall of Fame della Class of 2018, formata da giocatori iconici per la loro generazione come Steve Nash, Jason Kidd, Grant Hill e Ray Allen, sono tornate di moda le discussioni sui premi individuali della NBA, convenzionalmente utilizzati come unità di misura per riconoscere “l’eleggibilità” nella Hall of Fame dei maggiori contribuenti alla storia della lega, soprattutto come giocatori.

Di stelle dalle carriere oggi discusse come Dwight Howard e Carmelo Anthony, ad esempio, si citano a sostegno della loro candidabilità nell’arca della gloria di Springfield i numerosi riconoscimenti individuali conquistati, pur essendo tra i principali protagonisti della loro generazione a non aver mai conquistato il titolo NBA (anche se l’oggi giocatore dei Rockets può vantare dalla sua i tre ori olimpici – un record – con Team USA).

Per comprendere l’importanza dei premi NBA, anche al di là di periodi come quello di questa settimana, può essere utile scoprirne la storia, facendo un viaggio con la Delorean per osservare periodi completamente diversi da quello odierno, ma parte del ricco bagaglio della lega che ha recentemente festeggiato i suoi 70 anni di storia.

Dedicare il premio, riconoscere la storia

Il trofeo indubbiamente più iconico è il Larry O’Brien Trophy, assegnato alla franchigia che ogni stagione si laurea campione NBA. La scultura per come la conosciamo oggi, rappresentante un pallone prossimo a entrare nell’anello del canestro, ha da poco compiuto il suo 40° compleanno.

L’attuale trofeo, infatti, è stato assegnato per la prima volta nel 1977, al termine della stagione che passò alla storia per il merger tra NBA e ABA. La storica Portland di Jack Ramsay e Bill Walton, che quell’anno vinse il suo unico titolo, fu quindi la prima squadra a potersi fregiare del trofeo sportivo che oggi è tra i più iconici al mondo, oltre che del diritto di poter mantenere per sempre lo stesso e non doverlo restituire una volta “abdicato” il titolo di campione in carica.

Nel 1977, e fino al 1984, il trofeo era ancora intitolato alla memoria di Walter A. Brown, lo storico fondatore dei Boston Celtics e pioniere della creazione della stessa NBA. Il premio è stato intitolato a Brown per 20 anni, a partire dalla sua morte nel 1964: prima, infatti, era privo di denominazione. Al nome di Brown seguì quello con cui ancora oggi si chiama il trofeo.

Larry O’Brien è stato il terzo commissioner, in ordine di tempo, della storia NBA. Una vita che come destino ha sempre avuto la pallacanestro, visto che le sue radici affondano a quella Springfield, Massachusetts, dove il gioco del basket fu creato 18 anni prima della sua nascita.

Prima di approdare a quella NBA che guiderà per soli nove – ma enormemente significativi – anni, O’Brien fu direttore delle campagne elettorali di John Fitzgerald Kennedy, sia verso il Senato che alla Presidenza degli Stati Uniti nel 1960. La sua presenza sulla scena pubblica e politica fu ben superiore a quella dei due uomini che lo precedettero nel guidare la NBA: Maurice Podoloff, ucraino di nascita, fu avvocato e presidente anche dell’American Hockey League; James Walter Kennedy, invece, fu sindaco della sua Stamford oltre che direttore pubblicitario degli Harlem Globetrotters.

O’Brien, invece, continuò a ricoprire cariche pubbliche per anni: prima fu nominato da Lyndon Johnson come direttore generale delle poste statunitensi; poi, per due volte, divenne presidente del Partito Democratico. Fu proprio il suo ufficio nell’Hotel Watergate, nel 1972, a essere oggetto del tentativo di effrazione più famoso della storia politica mondiale.

Come a O’Brien è stato intitolato il premio più grande e ambito, l’onore di vedere il proprio nome associato a un riconoscimento è stato attribuito anche a Podoloff e Kennedy. Al primo, infatti, è intitolato da 55 anni il Most Valuable Player, istituito soltanto in occasione della decima stagione NBA, quella 1955-56. Prima, infatti, non esisteva un riconoscimento esclusivo del miglior giocatore della stagione.

Il premio di MVP ha subito una rilevante modifica nel corso della sua storia: al contrario di quanto avviene oggi, sino al 1979-80 il premio veniva assegnato grazie ai voti dei giocatori NBA. Dalla stagione successiva, invece, si è optato per una assegnazione del premio tramite il voto di giornalisti di Stati Uniti e, in seguito, anche Canada.

A James Walter Kennedy, invece, è stato dedicato un premio all’apparenza meno significativo, ma dall’importante valore simbolico che lunga la dice sull’importanza di certi temi e comportamenti per il mondo NBA. Il James W. Kennedy Citizenship Award, infatti, è attribuito a quel rappresentante del mondo NBA (non solo giocatori: in passato il premio è andato anche all’ex allenatore dei Jazz Frank Layden e all’ex trainer degli Atlanta Hawks Joe O’Toole) che si distingue per uno straordinario senso civico e comunitario.

Fonte: Sky

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