COPERTINANEWS

Natale all’Unifortunato, il collega Biazzo ci racconta del Maradona che in pochi conoscono

In occasione della IX edizione del Natale all’Unifortunato, organizzata dall’Università Giustino Fortunato di Benevento, il collega Rai, Salvatore Biazzo, ha parlato dei suoi due ultimi libri “Grazie Ameri, a Te Valenti…” e “60 d.D. – Dopo Diego”.

Nel primo caso, in maniera breve ma esaustiva, è stato dato risalto a quei personaggi  che hanno segnato momenti indimenticabili della trasmissione radiofonica Tutto il calcio minuto per minuto: da Carosi, Ciotti e Ameri, soltanto per citarne alcuni. Volti noti della tv, come quello di Paolo Valenti, non sono mancati in un viaggio che ci ha fatto rivivere pagine indelebili.

Si è poi passati al libro dedicato al miglior calciatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona, genio e sregolatezza: “Il titolo – afferma ai microfoni di PianetAzzurro il collega Biazzo – deriva dal fatto che nella Iglesia Maradoniana di Rosario, pur essendo cattolica, il calendario si calcola dalla nascita del Pibe de oro. Nel libro ho cercato di raccontare un’emozione, parlando di tutto quello che esisteva dietro Maradona, da ciò che è inedito fino alle cose incredibili che nessuno ha mai avuto il coraggio di raccontare. È un libro nato sostanzialmente in una notte. La morte di Diego, nell’incredulità, è qualcosa difficile da accettare. 

Maradona non era diavolo o acqua santa. Veniva dal fango e Dio lo ha fatto diventare un profeta dell’allegria. Diego faceva molta beneficenza, ma non tutti sanno certe cose. Bergoglio lo definì un poeta in campo ma un uomo fragile fuori. Diego era molto credente. Non c’era una volta che non facesse il segno della croce quando scendeva in campo. Diego è morto nello stesso giorno di Fidel Castro. Il male di Maradona era la sua solitudine. Tipica dei numeri uno.

La solitudine, spesso, diventa il tuo demone. Io sono diventato noto – continua Biazzo – grazie ad un’intervista realizzata a Diego nel periodo in cui era in Argentina. Non voleva più tornare a Napoli. Sono riuscito ad intervistarlo in un modo singolare: lui abitava al quarto piano e c’erano le luci di otto lampioni che facevano da riflesso. Per evitare che mi vedesse, lo ricordo come fosse ora, le ruppi tutte. A mezzanotte e mezza Diego scese dalla sua abitazione con un piatto di prosciutto che stava portando a sua madre. Questa mia intervista fece il giro del mondo. Diego mi disse che non voleva più saperne di tornare a Napoli, che voleva andare a Marsiglia perché era un campionato più semplice e avrebbe guadagnato molto di più. Poi tornò e il Napoli vinse il secondo scudetto della sua storia.

Ma il motivo per il quale Diego non voleva tornare a Napoli era legato ad una foto che lo ritraeva con alcuni personaggi di un noto clan napoletano di quell’epoca. Soltanto qualche settimana fa è uscita una registrazione telefonica dove Diego diceva che sarebbe ritornato Napoli solo se non avessero fatto del male alle figlie. Purtroppo, si tende a parlare della dipendenza che Maradona aveva con la cocaina, ma non si è mai detto che Diego pagò un intervento chirurgico ad un ragazzo. Nessuno, sa di quando Diego incontrò un ragazzo che giocava per strada senza scarpe. Quel ragazzo gli disse che non aveva i soldi e Diego, il giorno dopo,  si presentò da lui con un paio di scarpe. Sapete chi era quel ragazzo? Ciccio Baiano, che ha giocato anche in serie A. Queste cose nessuno le racconta perché la parte buona di Maradona non interessa”.

Sono solo alcuni retroscena che il collega Salvatore Biazzo racconta in un libro che consigliamo di leggere. Un lavoro che aiuterà sicuramente a capire alcuni aspetti legati all’umanità del Pibe de oro. Un uomo inimitabile in campo, ma così maledettamente fragile fuori.

 

Commenti
Segui il canale PianetAzzurro.it su WhatsApp, clicca qui

Claudio Donato

Claudio Donato, giornalista-pubblicista. Al suo attivo diverse collaborazioni con varie testate giornalistiche.