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Piracy Shield e pezzotto, Antonella Oliviero (vice-pres. Assoprovider): “Piracy non può funzionare. La soluzione non è il blocco degli Ip”

Con Antonella Oliviero, vice presidente di Assoprovider ed editrice dell’ emittente televisiva Lab Tv,  abbiamo affrontato la situazione legata a Piracy Shield, la piattaforma che la Lega calcio ha ‘donato’ ad Agcom per combattere la pirateria, in particolare il cosiddetto ‘pezzotto’. 

Antonella, innanzitutto grazie per aver accettato il nostro invito. A qualche mese dal lancio della piattaforma Piracy Shield non sono mancate le polemiche. Sono stati bloccati indirizzi che non c’ entrano nulla con la pirateria. Sono cose che succedono quando si va ad agire sui vari indirizzi Ip. Qual è la posizione di Assoprovider in merito a questa situazione e se possiamo aggiungere qualche dettaglio sulla multa che vi è stata comminata?

Assoprovider è contro la pirateria. Chiariamo subito le cose e sgombriamo il campo da ogni possibile equivoco. Siamo consapevoli che la pirateria rappresenti un danno importante per l’economia, ma non condividiamo il modo in cui si vuole affrontare questo problema. Creare una piattaforma in grado di bloccare gli indirizzi Ip è un metodo inefficace. I tecnici sanno benissimo come funziona un indirizzo Ip. Tutto questo va a creare un problema ulteriore soprattutto per gli operatori più piccoli. La circolare dell’Agcom prevede che ci siano soltanto 30 minuti di tempo per segnalare e bloccare un determinato indirizzo. Per un’azienda significa avere a disposizione degli operatori che si occupino soltanto di questa problematica.

La multa ci è stata comminata dietro al nostro rifiuto di fornire i dati dei nostri associati. Non c’è la necessità di fornire in maniera pubblica la lista dei nostri associati. Naturalmente non ci fermeremo qui neanche in merito alla decisione del Tar di non accogliere il ricorso che abbiamo presentato quando è stata posta in essere la piattaforma. Ci difenderemo un po’ da tutti.

Da qualche ingegnere ed esponenete della Lega calcio, Assoprovider è stata fatta passare come un’associazione di ‘furbetti’. All’interno dell’associazione, secondo alcuni, ci sarebbero i detentori dei server pezzotto. Questa è una cosa gravissima perchè noi non favoriamo la pirateria. Gli operatori e gli associati di Assoprovider sono imprenditori seri come quelli di altre associazioni”.

C’è stato un tentativo di sabotaggio di una parte del codice sorgente di questa piattaforma. Parte di codici sono stati pubblicati su GitHub. Anche se Capitanio, presidente dell’ Agcom, ha sminuito la questione, questo fatto fa pensare che la piattaforma non sia proprio così inappuntabile. Il tuo parere qual è?

“Diciamo che la preoccupazione di Capitanio è quella di smentire ogni giorno delle cose. Non sono un tecnico e non posso fare affermazioni tecniche in merito a questa questione. A giorni alterni vengono pubblicate notizie per intimorire i cittadini a partire dalle multe e quant’altro. Allo stato attuale non ho notizie di multe elevate ai singoli utenti, se non quella elevata ad Assoprovider. Evidentemente qualche multa doveva essere fatta, altrimenti verrebbe meno il senso di questa piattaforma, che è stata regalata all’Agcom ma richiede un canone di manutenzione importante. Sono molto amareggiata come imprenditrice e vice presidente di Assoprovider. Leggevo, qualche giorno fa, di un aumento dei prezzi per quanto riguarda Sky. Al tempo stesso, però, noi fornitori di servizi dobbiamo mantenere e garantire sempre lo stesso prezzo, con l’aggiunta di standard qualitativi sempre alti. Sarebbe più logico ridurre il costo degli abbonamenti”. 

Alcune società di servizio come Cloudflare non sono state definite “collaborative”. Cosa avrebbero dovuto fare?

“Sì. E’ un po’ come è successo con Assoprovider. Sta passando un messaggio errato perché chi pone delle questioni viene visto come un nemico. Se un operatore ha una serie di clienti come può essere essere  responsabile di qualcuno che usa il pezzotto? Noi operatori siamo nati per offrire servizi internet e non per fare i poliziotti della rete. Siamo tenuti a collaborare ma non possiamo essere a disposizione di qualcuno che ci chiama a qualsiasi ora del giorno e della notte per tutelare, a titolo completamente gratuito, gli interessi degli altri. La legge antipirateria, diciamo le cose come stanno, si pensa che sia riferita solo al calcio. Non è così e riguarda anche i film e qualsiasi altro contenuto”.

Lo stesso discorso vale anche per le Vpn, molto spesso con sede in Stati esteri e ordinamenti propri. Queste società dovrebbero fornire i dati di chi fa uso dei loro servizi. A questo punto la società che offre la Vpn non avrebbe motivo di esistere, anche perché le Vpn nascono proprio per tutelare la privacy altrui e hanno (quasi tutte) politiche no-log. Cosa pensi di quest’altra situazione?

“Gli altri Stati ragionano in maniera diversa. Se guardi un po’ alcuni titoli di giornali che ci sono stati nelle ultime settimane, ti accorgerai di come venga un po’ derisa la legge italiana sulla pirateria. Non siamo stati in grado di creare una norma che andasse a risolvere la problematica. Proprio ieri c’è stato un ragazzo che vive in America da anni, il quale, attraverso un video, con quasi sei dollari e un abbonamento a Paramount, dimostra come si possa vedere tutto, comprese le partite di calcio italiane. Noi, tra i vari abbonamenti, siamo costretti a spendere quasi cento euro al mese”. 

Questione multe ai singoli utenti. Nell’ occhio del ciclone non ci sono soltanto gli utenti che possono avere una tracciabilità di pagamento, ma anche coloro che si ‘appoggiano’, diciamo così, a siti occasionali che offrono lo streaming di partite o altri sport. Come vedi questo punto cruciale? È un po’ come cercare un ago nel pagliaio? 

“Non ho notizie di multe elevate agli utenti. E’ giusto pagare per vedere un contenuto. Trovo che non sia corretto elevare delle multe se prima non venga messa in atto un’azione che vada ad eliminare il problema alla base. Se ai fornitori di contenuti venisse imposto di avere degli abbonamenti a costi accessibili, la situazione migliorerebbe e ne gioverebbero un po’ tutti. Sono curiosa di leggere il report di fine anno per capire quanti ricavi ha portato questa legge antipirateria”.

Piracy, a tuo avviso, avrà vita lunga? 

“A mio avviso se non ne hanno ancora dichiarato l’ inutilità è soltanto perchè sono state impiegate risorse umane ed economiche. E’ qualcosa che non funzionerà mai. Fin dalla nascita di questa piattaforma abbiamo segnalato le problematiche alle quali saremmo andati incontro. In ogni sede abbiamo fatto presente che chiudere un indirizzo Ip sarebbe stata una soluzione errata perché ci sarebbero andati di mezzo tanti siti legali”.

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Claudio Donato

Claudio Donato, giornalista-pubblicista. Al suo attivo diverse collaborazioni con varie testate giornalistiche.