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Britos, Maggio e Mesto: il contratto scade a giugno…

LATO B. Che sta per Miguel Angel Britos, trent’anni a luglio di cui quattro anni in azzurro, con cinquantadue presenze, varie ombre, poche luci, il fardello di un costo iniziale eccessivo (nove milioni di euro) ma anche la riabilitazione con Benitez, che l’ha trasformato in esterno di sinistra, un tassello in più per poter giostrare con il turn-over e consentire di variare nel corso della stagione. Ha qualche chanches di restare, ma dipenderà da questi sei mesi e mezzo d’attività, dalla sua possibilità di restare aggrappato al Napoli non solo come laterale ma anche come centrale. Mancini naturali ce ne sono pochi in circolazione.

LA DOPPIA MM. Ma sulle fasce, laddove in teoria ci sarebbe abbondanza, si rischierà poi l’emergenza: non è per caso che i radar da Castelvolturno vadano a cercare i «vecchi», cari fluidificanti di una volta. La carta di identità di Christian Maggio (trentatré anni a febbraio) è appesantita, la sua settima stagione partenopea procede però con la leggerezza dei tempi migliori: centottanquattro gare di campionato, una rinascita fisica sostenuta pure nella difesa a quattro, la garanzia di serietà e di affidabilità che giocano in suo favore ma anche la necessità – per la società, per il calciatore – di meditare a lungo. La «destra» scricchiola: Giandomenico Mesto è nelle condizioni anagrafiche di Maggio (trentatré ma tra sei mesi), dall’infortunio in poi ha trovato sempre meno spazio e sempre maggiore concorrenza: potrebbe tornare utile adesso, che c’è da colmare un vuoto tra le linee, dunque (re)inventandosi la funzione dell’esterno alto. Però domani, chissà…

Corriere dello Sport

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