Gli scatti di Mertens mettono in evidenza la pochezza del Milan
Più con ironia che con saggezza, Nils Liedholm sosteneva che si gioca meglio in dieci che in undici. Non ci credeva nemmeno lui, siamo sinceri: pronunciava quelle parole soltanto per stupire gli interlocutori. E la sfida di ieri sera al San Paolo, se mai ce ne fosse stato bisogno, ha sancito la definitiva bocciatura del teorema: il Milan, in inferiorità numerica per l’espulsione di De Sciglio, è riuscito a tenere in piedi la baracca per 70 minuti, poi è stato costretto ad alzare le mani e ad arrendersi. Alla lunga, nel calcio (e non solo nel calcio), la qualità viene premiata. Quando Benitez ha inserito Mertens sulla squadra di Inzaghi è calata la notte: il belga, sistemato sulla fascia sinistra al posto di Insigne, è stato il vero e proprio apriscatole della partita. Dai suoi piedi e dai suoi scatti sono partite le azioni più pericolose del Napoli. D’altronde, con il Milan aggrappato al 4-4-1 e in costante atteggiamento difensivo, potevano essere soltanto un’improvvisa accelerazione o un dribbling secco a rompere l’equilibrio.
VERITA’ Già nel primo tempo la fantasia di Insigne aveva creato non pochi problemi alla retroguardia rossonera: i lanci da sinistra a destra dell’attaccante aveva spesso trovato impreparati i difensori milanisti, in particolare Bocchetti. Certo, il muro alzato davanti a Diego Lopez aveva tenuto, nonostante i ripetuti tentativi di Higuain, Hamsik, Callejon e compagnia bella. Il problema del Milan è che mai, a parte l’episodica «zuccata» di Bonaventura, ha provato a mettere la testa fuori dal guscio. Qualche contropiede, qualche sgommata sulle fasce, qualche iniziativa in più era lecito aspettarseli. La verità è che, ormai giunti al tramonto del campionato, si può tranquillamente sostenere che i giocatori, quasi tutti, non sono «da Milan», perlomeno non «da grande Milan». Non è sufficiente indossare una maglia a strisce rossonere per considerarsi adatti a uno dei club più importanti (e vincenti) della storia del calcio italiano. E lo stesso discorso vale per l’allenatore.
SUPERIORITA’ Si diceva che l’ingresso di Mertens ha «spaccata» la gara. Il belga ha toccato 30 palloni e li ha sempre gestiti con saggezza: accelerando quand’era il caso e rallentando se non c’erano compagni da servire in profondità. Sono stati 18 i suoi passaggi (solo 3 errori), 2 le sponde e ben 4 i dribbling tentati. E’ proprio in quest’ultimo particolare che si deve vedere l’importanza dell’esterno belga: ha spesso puntato l’avversario, ha cercato di superarlo con le finte o in velocità con l’obiettivo di creare la superiorità numerica in una zona calda del campo. Due i tiri di Mertens, uno in porta e uno fuori, stanno a dimostrare che il suo contributo non si è limitato agli assist o all’azione d’appoggio.
CROLLO Nel Napoli ci sono alcuni numeri che raccontano meglio di qualsiasi parola la vittoria sul Milan. Possesso palla: 76 per cento contro il misero 24 per cento dei rossoneri. Numero di passaggi: 781 contro 252. Percentuale di precisione negli appoggi: 90,4 per cento contro il 70,6 degli avversari. Inoltre qualche cifra che descrive le prestazioni dei singoli. Higuain: 11 sponde. Ciò significa che, pur non essendo in serata da Oscar, si è dato da fare per consentire ai compagni gli inserimenti in area. Ghoulam: 9 cross. Il terzino, sgravato di compiti difensivi, è stato un costante martello per la retroguardia milanista. Di fronte a questi dati, e a questi avversari, la già traballante costruzione di Inzaghi crolla clamorosamente. E il tonfo è davvero fragoroso.
La Gazzetta dello Sport