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Gli scatti di Mertens mettono in evidenza la pochezza del Milan

Higuain Mertens_DMF_7414 Napoli-Milan 3/5/2015 foto De MartinoPiù con ironia che con saggezza, Nils Liedholm sosteneva che si gioca meglio in dieci che in undici. Non ci credeva nemmeno lui, siamo sinceri: pronunciava quelle parole soltanto per stupire gli interlocutori. E la sfida di ieri sera al San Paolo, se mai ce ne fosse stato bisogno, ha sancito la definitiva bocciatura del teorema: il Milan, in inferiorità numerica per l’espulsione di De Sciglio, è riuscito a tenere in piedi la baracca per 70 minuti, poi è stato costretto ad alzare le mani e ad arrendersi. Alla lunga, nel calcio (e non solo nel calcio), la qualità viene premiata. Quando Benitez ha inserito Mertens sulla squadra di Inzaghi è calata la notte: il belga, sistemato sulla fascia sinistra al posto di Insigne, è stato il vero e proprio apriscatole della partita. Dai suoi piedi e dai suoi scatti sono partite le azioni più pericolose del Napoli. D’altronde, con il Milan aggrappato al 4-4-1 e in costante atteggiamento difensivo, potevano essere soltanto un’improvvisa accelerazione o un dribbling secco a rompere l’equilibrio.
VERITA’ Già nel primo tempo la fantasia di Insigne aveva creato non pochi problemi alla retroguardia rossonera: i lanci da sinistra a destra dell’attaccante aveva spesso trovato impreparati i difensori milanisti, in particolare Bocchetti. Certo, il muro alzato davanti a Diego Lopez aveva tenuto, nonostante i ripetuti tentativi di Higuain, Hamsik, Callejon e compagnia bella. Il problema del Milan è che mai, a parte l’episodica «zuccata» di Bonaventura, ha provato a mettere la testa fuori dal guscio. Qualche contropiede, qualche sgommata sulle fasce, qualche iniziativa in più era lecito aspettarseli. La verità è che, ormai giunti al tramonto del campionato, si può tranquillamente sostenere che i giocatori, quasi tutti, non sono «da Milan», perlomeno non «da grande Milan». Non è sufficiente indossare una maglia a strisce rossonere per considerarsi adatti a uno dei club più importanti (e vincenti) della storia del calcio italiano. E lo stesso discorso vale per l’allenatore.
SUPERIORITA’ Si diceva che l’ingresso di Mertens ha «spaccata» la gara. Il belga ha toccato 30 palloni e li ha sempre gestiti con saggezza: accelerando quand’era il caso e rallentando se non c’erano compagni da servire in profondità. Sono stati 18 i suoi passaggi (solo 3 errori), 2 le sponde e ben 4 i dribbling tentati. E’ proprio in quest’ultimo particolare che si deve vedere l’importanza dell’esterno belga: ha spesso puntato l’avversario, ha cercato di superarlo con le finte o in velocità con l’obiettivo di creare la superiorità numerica in una zona calda del campo. Due i tiri di Mertens, uno in porta e uno fuori, stanno a dimostrare che il suo contributo non si è limitato agli assist o all’azione d’appoggio.
CROLLO Nel Napoli ci sono alcuni numeri che raccontano meglio di qualsiasi parola la vittoria sul Milan. Possesso palla: 76 per cento contro il misero 24 per cento dei rossoneri. Numero di passaggi: 781 contro 252. Percentuale di precisione negli appoggi: 90,4 per cento contro il 70,6 degli avversari. Inoltre qualche cifra che descrive le prestazioni dei singoli. Higuain: 11 sponde. Ciò significa che, pur non essendo in serata da Oscar, si è dato da fare per consentire ai compagni gli inserimenti in area. Ghoulam: 9 cross. Il terzino, sgravato di compiti difensivi, è stato un costante martello per la retroguardia milanista. Di fronte a questi dati, e a questi avversari, la già traballante costruzione di Inzaghi crolla clamorosamente. E il tonfo è davvero fragoroso.

La Gazzetta dello Sport

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