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L’estate calda di Cutrone: “La vera favola è lo scudetto”

DA settimane, il cellulare non smette di squillare trasmettendogli complimenti in quasi tutte le lingue del mondo. “Quelli che ho apprezzato di più? Pippo Inzaghi mi ha scritto parole importanti che mi hanno fatto piacere, non me lo aspettavo”. Arrossisce Patrick Cutrone: 19 anni, Inzaghi lo scoprì che ne aveva 16 quando allenava la Primavera rossonera e a fine allenamento sfidò quel ragazzo a chi segnava per primo 5 gol al volo: vinse Patrick. Che venerdì nel test di Toledo contro la Spagna debutterà con la maglia della Nazionale Under 21.

Cutrone, dopo 4 gol in 6 gare con il Milan, un altro traguardo. Non le gira la testa?
“Ma no, sono un ragazzo con i piedi per terra. Alle partite che ho fatto ci penso, ma senza tirarmela”.

Di Biagio dice che il suo segreto sia la famiglia.
“Siamo in 4, papà Pasquale, mamma Eleonora e mio fratello, Cristopher, che fa il portiere in Svizzera. Fidanzata? No, quella ancora non c’è”.

Ci racconta il Cutrone fuori dal campo?
“Mi piace uscire con gli amici, andare a mangiare un gelato. Cose normalissime, dai. E non mi piace fare tardi la sera, nei locali: il tempo che ho è limitato”.

In estate avrebbe potuto trasferirsi in prestito, al Crotone.
“La società ha deciso cosa fare, io ho pensato solo a allenarmi e a giocare. Sarei andato senza problemi, ma restare al Milan è il mio sogno. Ho sempre voluto quello che sta capitando ora”.

Come la sensazione di entrare in un San Siro esaurito.
“Emozionante, ma non ho avvertito tensione. Ero carico, molto, tutti quei tifosi, avevo voglia di ringraziarli. E di aiutare la squadra a fare risultato”.

Ora l’Under 21 dopo aver giocato in tutte le giovanili azzurre: il momento più bello?
“La tripletta alla Germania con l’Under 15, sicuro”.

È vero che da bambino si arrabbiava quando non segnava?
“In allenamento succede ancora, se non faccio gol mi arrabbio. In campo invece viene prima la squadra, anche se una partita in cui non segno mi fa arrabbiare lo stesso”.

Montella di gol se ne intende: cosa le ha insegnato?
“Come muovermi in area, principalmente, i tagli da fare senza palla e a trovare posizione”.

E l’allenatore a cui deve di più?
“Walter De Vecchi, nei Giovanissimi del Milan. Mi ha aiutato tanto nei momenti difficili”.

Di Biagio la paragona a Belotti: crede di somigliargli?
“Quel paragone è un onore, ma il mio modello è un altro: Morata, lo seguo e lo studio da prima che andasse alla Juve”.

A proposito: come sono gli allenamenti con un leader come Bonucci?
“Eh, qualche botta in allenamento me la dà, quando serve”.

Da bambino era tifoso?
“Gioco al Milan da quando avevo 7 anni e da quel momento c’è stata solo quella maglia. Prima, giusto una simpatia per la Juve”.

Come immagina il finale di questa favola?
“Sarei felice di vincere lo scudetto. Ma ora, piedi per terra”.
 

Fonte: Repubblica

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