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Liverpool e Roma, che trasformazioni dal 1984

“Questo amore è una camera a gas! È un palazzo che brucia in città!”. Dalle radio delle Fiat Uno che attraversano i colli di Roma esce la voce di una giovane Gianna Nannini, e qualche tifoso alla guida canta disperato: negli occhi ha ancora le lacrime versate per i suoi giallorossi. Primavera 1984, la Lupa campione d’Italia – dopo aver sbranato tutti gli avversari – si è appena fatta sfuggire il boccone più goloso, quella Coppa dei Campioni a cui partecipava per la prima volta. La magia s’infrange proprio all’Olimpico nel modo più crudele, ai rigori, segnando un altro primato della storia. Per i tifosi della Roma la delusione “è una fiamma che esplode nel cielo”, le cronache dell’epoca raccontano le violenze nella notte della capitale: più d’uno finirà all’ospedale perché la follia per il calcio, a volte, “è una lama sottile”. Almeno questo, di quel calcio, non ci manca.

Dalla finale Roma-Liverpool del 1984 alla semifinale di martedì sera c’è di mezzo l’intera vita di Daniele De Rossi. Quella sera del 30 maggio “Lele” aveva meno di un anno; il piccolo Francesco, che avrebbe conosciuto qualche tempo dopo, ne aveva già 8; little Steve, un migliaio di chilometri più a nord, solo 4. Non erano ancora diventati, agli occhi del mondo, De Rossi, Totti e Gerrard, le famose ultime bandiere di Roma e Liverpool, di un calcio romantico che martedì col Capitano (non più Futuro) ci riporterà quel sapore vintage da anni Ottanta. Eppure in 34 anni molto è cambiato, anche nelle due città, per le quali gli Eighties furono un decennio drammatico e ruspante.

Fonte: Sky

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