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3 cose che sappiamo sulla Spagna di Hierro

Con una vittoria o un pareggio contro il Marocco già eliminato la Spagna passerebbe il girone; con una sconfitta invece la qualificazione dipenderebbe dal risultato di Portogallo-Iran. In queste prime due partite La Spagna ha dimostrato di essere attrezzata per poter andare avanti nel torneo. Non era scontato visto il terremoto dell’esonero di Lopetegui a due giorni dall’inizio del Mondiale. In due partite abbiamo capito un po’ di più che squadra avevamo davanti.

Hierro ha scelto un approccio conservativo, provando a mantenere il suo status più di figura di riferimento che di allenatore di campo. Affiancato dall’allenatore dell’U-21 Celades come assistente, in entrambe le partite Hierro ha optato per fare aggiustamenti mirati nella formazione titolare, modellandola sulla strategia dell’avversario: contro il Portogallo ha inserito Nacho come terzino destro titolare per l’infortunato Carvajal, invece di continuare con l’opzione Odriozola preferita da Lopetegui ma ritenuta troppo offensiva. Nacho invece, essendo un centrale adattato, era stato immaginato per coprire la zona di campo dove spesso va a giocare Cristiano (cosa vista anche nel caso del rigore). Contro l’Iran invece, un avversario che avrebbe difeso con un blocco basso di almeno 5 giocatori in linea, ha scelto un esterno puro come Lucas Vázquez invece di un finto esterno come David Silva. Possiamo riassumere il lavoro di Hierro in tre punti principali.

L’utilizzo degli esterni

Il primo grande cambiamento tra la Spagna che è arrivata in Russia e quella che sta giocando i Mondiali è che Hierro ha scelto di attenuare la tendenza alla grande fluidità nelle posizioni della Spagna di Lopetegui. I giocatori della Spagna hanno comunque ampie libertà di movimento per creare un lato forte che elabori la giocata, ma se prima gli esterni erano a loro volta giocatori in grado di venire sempre dentro e scambiarsi la posizione con le mezzali, ora gli esterni rimangono alti e le mezzali negli spazi di mezzo.

Isco rimane il punto di riferimento della squadra quando in possesso: il suo dinamismo, la sua pulizia tecnica, la sua intelligenza nel gestire i tempi di gioco, ne fanno il giocatore cardine del sistema. Isco ha un campo magnetico naturale che attira il pallone e quando questo non avviene si muove proprio lui nella zona, ma Hierro lo preferisce come rifinitore e per questo ha spostato la palla nella sua zona proprio per evitare di vederlo muoversi per il campo. Isco contro l’Iran ha ricevuto da ogni parte, ma soprattutto nella zona di partenza, a sinistra, da dove ha prodotto il suo solito calcio.

Fonte: Sky

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