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L’involuzione del Napoli fa paura: ora Ancelotti non può più sbagliare

Il processo di involuzione del Napoli sul piano del gioco, al di là dei risultati, non si ferma. Da Genk gli azzurri tornano con l’amarezza di non aver conquistato la vittoria che li avrebbe avvicinati agli ottavi Champions. Non era un avversario morbido e tuttavia neanche irresistibile, quello belga. Il Napoli non è rimasto a guardare, ha creato palle gol tra primo (tre pali e respinta del tiro di Koulibaly sulla linea) e secondo tempo (il colpo di Callejon) ma non è riuscito a concretizzarle: un difetto grave, riemerso dopo i 15 gol nelle prime 5 gare stagionali. Proprio dopo le vittorie su Liverpool e Lecce, la squadra ha perso smalto e appare meno incisiva, risentendo anche di alcune scelte del tecnico. Lozano, ad esempio, è stato l’ombra del talento apprezzato nel Psv Edinhoven e nel Messico, quando ha giocato accanto a Milik, e invece ha disputato una decente mezz’ora appena il tecnico lo ha spostato sul lato sinistro, avendo inserito Mertens. El Chuky non è in un buon momento di condizione, però c’è un punto da chiarire per svilire l’investimento: qual è il suo ruolo?
Sulla sinistra era immaginabile l’impiego di Insigne, che è invece stato al centro di un caso prepartita. Il capitano è stato spedito da Ancelotti in tribuna e, al contrario di quanto ha dichiarato un dirigente in tv, questo crea clamore e merita una convincente spiegazione. Non lo è stata quella del tecnico: Lorenzo poco brillante in allenamento e dunque a riposo in vista del Torino. Tale assenza lascerebbe pensare a un rapporto non tanto sereno con Ancelotti. È un problema legato alla collocazione in campo (il 4-4-2 non è l’ideale per Insigne, a suo agio nel 4-3-3 della Nazionale) o ad altro? L’allenatore è fin troppo esperto per non intuire le conseguenze anche mediatiche di una simile mossa ma c’è da verificare quanto sia solida la relazione tra due figure rappresentative in un momento di oggettiva difficoltà del Napoli e questo farlo i vertici dirigenziali, assenti in Belgio.
Prosegue il digiuno di vittorie in trasferta nella fase a gironi di Champions, l’ultima risale al 6 dicembre 2016 sul campo del Benfica. Ancelotti aveva avvisato gli azzurri sulle difficoltà della partita, però hanno giocato al di sotto del loro standard, che dovrebbe essere quello visto a metà settembre contro Liverpool e Lecce. Invece, tanta sofferenza sulle fasce, mediana spesso saltata (male Allan), Meret decisivo. E là davanti Lozano spaesato e Milik che non riusciva a pungere. Mertens si era affaticato giocando per cento minuti al caldo del San Paolo domenica scorsa, però Arek non è proponibile. Ci sono poche certezze in questa squadra che nelle ultime tre gare ha segnato due gol, quelli al Brescia, e una di queste è Dries.
È necessaria una riflessione su quanto sta accadendo al Napoli, che non riesce a dominare l’avversario e accusa preoccupanti vuoti. Il punto a Genk non va buttato, però era legittimo aspettarsi di più. E soprattutto ricordare un dato: gli azzurri sono usciti un anno fa dalla Champions perché non vinsero mai fuori casa (due pareggi prima della sconfitta a Liverpool). L’allenatore italo-belga Mazzù ha giocato a viso aperto, è piaciuto il suo calcio propositivo che gli ha fatto inevitabilmente correre rischi. E domenica, a poche ore da Inter-Juve, ci sarà una sfida ad alta tensione sul campo del Torino di Mazzarri, squadra che fa errori difensivi ma che ha il bomber Belotti. E questo è un appuntamento che il Napoli non può sbagliare per non rendere buio il suo autunno. Si fa coraggio, Ancelotti, ricordando che non tanti riusciranno a battere i campioni del Liverpool ma la stagione non si è aperta e chiusa con la scintillante vittoria sui Reds. Provi a riaccendere la luce in questa squadra, senza far passare altro tempo e distribuire altre carezze.

Francesco De Luca – IlMattino.it

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