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È morto Beppe Barletti, volto di 90° Minuto da Torino

Un altro pezzo di “vecchio calcio” se ne va. È morto all’età di 91 anni Beppe Barletti, conosciutissimo volto della Rai di Torino e anima di 90° Minuto. È stato per molti anni uno dei “pupazzoni” (così li chiamava il conduttore Paolo Valenti) che hanno portato al successo la trasmissione, quando tutte le partite si giocavano la domenica alla stessa ora, si ascoltavano alla radio, e i primi gol si potevano guardare – a volte a fatica – soltanto a 90° Minuto. Era andato in pensione nel 1993. Tra i primi messaggi di cordoglio, quello del Torino.

90° Minuto non è stata soltanto una trasmissione televisiva. È stato un rito collettivo, almeno fino ai primi anni Novanta, quando con la morte di Paolo Valenti e l’arrivo delle pay tv anche quell’appuntamento domenicale ha perso appeal. Valenti aveva creato un teatrino, nel quale i protagonisti non erano soltanto i gol, ma anche coloro che li raccontavano. Con un po’ di sano tifo, non sempre con competenze tecniche eccelse, ma sicuramente con grande passione. Beppe Barletti si alternava da Torino con altri colleghi della sede: da Andrea Boscione a Gino Rancati, da Pino Patti a Cesare Castellotti. Seguiva Juventus e Torino anche per Domenica Sprint, che andava in onda alle 20 in coda al Tg2. Se Luigi Necco, Marcello Giannini, Tonino Carino erano diventati celebri (e a volte delle macchiette) per le loro battute, le loro provocazioni o certi inciampi linguistici, Barletti manteneva sempre un perfetto “aplomb sabaudo”.

In un’intervista di qualche anno fa, ha raccontato di essere entrato per la prima volta allo stadio nel 1935, a sette anni (era nato il 30 settembre 1928), con il padre che gli mostrò la tribuna stampa e gli disse: “Vedi? Quelli sono i giornalisti. Se studierai e sarai bravo un giorno forse diventerai uno di loro”. In Rai entrò dopo essere stato per sette anni alla Stampa e poi nell’azienda del suocero. A introdurlo nell’azienda di Stato fu Gino Rancati, il cronista della Formula 1 amico di Enzo Ferrari. In Rai Barletti – come tanti suoi colleghi – non era soltanto l’uomo del calcio, durante la settimana si occupava di tutto, dalla politica alla cronaca nera. Pallone e delitti, in particolare nel periodo del terrorismo. Ma anche grandi interviste, come quella al grande cardiochirurgo Chris Barnard. Per il Tg2 fu inviato al Mondiale di Argentina del 1978.

Ma è con 90° Minuto che Beppe Barletti è diventato un volto celebre. “Paolo Valenti mai ci ha chiesto di recitare una parte – raccontò sempre in quella intervista a Indiscreto.info -: ognuno di noi era se stesso, con i suoi pregi e i suoi difetti. Quanto al tifo, io sono nato a Torino da madre torinese, ma mio padre era di Lecce e per qualche anno a Lecce e nel Lecce ho anche vissuto e giocato: quella è la mia squadra del cuore, anche se ovviamente quei pochi amici che ho nel mondo del calcio sono tutti legati a Juventus e Torino”.

Barletti è stato amico dello juventino Rava e del granata Ferrini. Molto di Giampiero Boniperti, ma anche di Antonio Cabrini, Beppe Furino e di Gaetano Scirea, del quale descrisse le gesta e, purtroppo, il dramma della morte. “Platini era di un’altra categoria, non soltanto in campo. Appena arrivato in Italia lo intervistai al ristorante, da Urbani. Appena gli feci una domanda extracalcistica lui mi rispose in maniera inaspettata: ‘Vuoi sapere cose del mio giardino segreto?’. Ecco, non sono molti i calciatori capaci di spiazzarti con una frase, ma Platini era davvero più di un campione sul campo e lo ha dimostrato anche nel resto della sua vita”. Barletti ha vissuto e raccontato gli scudetti della Juventus e l’ultimo del Torino, nel 1976. C’era chi lo tirava per la giacchetta (“tifa per la Juve, no per il Toro”), ma era solo il cronista appassionato di un calcio romantico che non c’è più e che sta perdendo i suoi cantori più genuini.

Gazzetta.it

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