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EDITORIALE POST COPPA ITALIA – Serata da incubo per gli azzurri, umiliati dal Frosinone, al Maradona, con un poker clamoroso

Editoriale post Coppa Italia. Che figuraccia, che gara vergognosa, che serata da incubo, che disastro; questi i commenti a caldo dei tifosi presenti sugli spalti di Fuorigrotta, ieri, dopo la gara col Frosinone, negli ottavi di Coppa Italia. Uno 0 -4 clamoroso che ha fatto arrabbiare la piazza napoletana, umiliata a dismisura dai propri beniamini. Oltre quarant’anni fa, nella trasmissione famosa in onda alla radio denominata  “Tutto il calcio minuto per minuto”, condotta, in studio, dal giornalista Roberto Bortoluzzi, che i meno giovani ricorderanno benissimo si raccontava da Catania: “Clamoroso al Cibali, per indicare un risultato assolutamente imprevedibile. Ieri si sarebbe detto clamoroso al Maradona, visto come è finito il match con la squadra di Eusebio Di Francesco, che ha eliminato il Napoli, dalla manifestazione tricolore. Un’uscita al debutto in Coppa Italia, come accadde l’anno scorso con la Cremonese. Ma è vero, oppure è solo un brutto sogno, è l’interrogativo che mi sono posto al termine della partita. Purtroppo la dura realtà mi ha molto amareggiato. Non sono riuscito a comprendere come sia stato possibile che la gara è stata persa in maniera nettamente negativa, allorquando, dopo un quarto d’ora della ripresa, sono subentrati i vari big come Kvara, Osimhen, Lobotka, Politano, Di Lorenzo. A proposito del capitano, la sua prova si è rivelata un autentico disastro, suoi gli errori decisivi che hanno dato il là al sonante successo dei laziali, che per la prima volta hanno avuto la meglio sui partenopei e per la prima volta sono approdati ai quarti di finale della competizione tricolore, dove troveranno quasi sicuramente la Juventus, favoritissima nel suo ottavo contro la Salernitana. Dopo le due vittorie di fila nello stadio amico, tutti si attendevano il tris, invece la maledizione del Maradona ha colpito ancora; per la sesta volta in stagione il Napoli ha ceduto l’intera posta in palio davanti al proprio pubblico, che io ricordi una cosa del genere non accadeva dall’annata 1997/98, stagione in cui ci fu  la retrocessione in B degli azzurri. Oramai sono lontani i tempi nei quali lo stadio di Fuorigrotta rappresentava un bunker inespugnabile. Chi avrebbe mai immaginato che la compagine scudettata avesse condotto un torneo così mediocre. Naturalmente era prevedibile che difficilmente si sarebbe ripetuta, tuttavia nessuno si sarebbe sognato un’inversione di tendenza tanto pesante. I calciatori di Mazzarri non meritano alcun alibi,  così come la società, colpevole di non aver condotto la migliore campagna acquisti estiva. Ora i sostenitori di fede azzurra cominciano a preoccuparsi per le conseguenze di tale ignobile disfatta, sabato c’è la Roma all’Olimpico,  assetata di riscatto, per uno scontro diretto per la zona Champions ma le premesse, ovviamente, non sono rassicuranti. Il Napoli è ancora malato, la cura dell’allenatore di San Vincenzo non sta dando i frutti sperati: in sette partite Mazzarri ne ha perse 4, Garcia da Nizza gongola. Il francese si è seduto sulla panchina napoletana in  sedici partite, vincendone  otto,  pareggiate quattro, e perse quattro come il suo successore che, però, è tornato all’ombra del Vesuvio da poco tempo. Ironia della sorte si è salvato dalla disfatta il solo Demme, autore di una discreta partita, malgrado fermo da tantissimo tempo. Oltre a Di Lorenzo, il voto più basso non possiamo che attribuirlo al tecnico. Mandare in campo nove seconde linee è sempre un rischio. Ha cercato di rimediare inserendo i titolarissimi che, invece, hanno fatto peggio. A parziale giustificazione del bruttissimo risultato, ancora un erroraccio dell’arbitro e del Var che hanno annullato una rete regolarissima di Simeone; chiudere il primo tempo sull’1 a 0, avrebbe cambiato il match  e forse anche il risultato sarebbe stato differente al 95esimo. Ma dare la colpa all’arbitro per la sconfitta non è ovviamente ammissibile.

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