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Napoli Thrilling: l’ultimo arrivato sull’ultimo pallone abbatte il Genoa

Dopo tutte le testate di Pinilla – una soltanto delle quali andata a segno, le altre stoppate da un grande Rafael –, è probabile che anche Gasperini, rientrando negli spogliatoi, abbia assestato qualche testata agli armadietti. Di disperazione, s’intende. Perché non si capacita neanche lui che possa essere finita così, al 50’ del secondo tempo, su un’azione pazza e confusa del Napoli nella quale il Genoa sembra già con la testa, e le gambe naturalmente, oltre il fischio finale. Errore imperdonabile. C’è da giocare ancora qualche secondo e il Napoli a lungo cotto e impacciato trova chissà dove la forza di insistere, tirare due volte (Mertens e Higuain) e quindi infilare l’assist (Zuniga) per il tocco sottorete di De Guzman. Non ci crede neanche Benitez che sia finita 2-1, soprattutto per come s’era messa da Bilbao in poi. Eppure questo gol potrebbe ribaltare una stagione che peggio non poteva iniziare. Ma una domanda resta: qual è il valore del Napoli?
Partenza che illude Se uno dovesse giudicare dai primi minuti direbbe che la squadra è ritrovata, almeno nella manovra che più le si adatta: chiusura degli spazi approfittando degli errori altrui (Burdisso), rilancio in velocità, fuga di Insigne (preferito a Mertens), appoggio a Higuain nel ruolo di pivot, assist al bacio per il solito colpo «volante» di Callejon. Col Genoa a guardare, soprattutto Antonelli, l’1-0 dopo 3’ sembra l’inizio di una goleada. Sbagliato. I vizi capitali riaffiorano implacabilmente: dalla scarsa personalità di Jorginho, lontano da quello di Verona, all’abulia di Callejon che dopo il gol quasi sparisce, per non dire della difesa di spilungoni (Albiol, Koulibaly) che di testa non ne prendono una. Anche perché sono in chiara inferiorità numerica nei confronti di Pinilla versione iradiddio: impossibile affrontarlo due contro uno, serviva un esercito.
Pinilla show Ed è proprio quando il Genoa si rende conto d’aver fatto uno dei colpi dell’estate, il cileno, che il tema della sfida cambia completamente. Perché il gioco c’è e i meccanismi di Gasperini, mai banali, sembrano già assimilati dai nuovi. Soprattutto sull’asse destro: Edenilson scava una trincea costringendo Insigne a inseguirlo, e Perotti ha un ritmo che imbarazza non poco Zuniga. Dalla difesa a tre, spesso a cinque, il «Gasp» sgancia sempre un centrale su Hamsik, offrendo una versione evoluta del pressing, combinato con il movimento di Sturaro (buono) e Rincon (in crescita ma discontinuo). Cross dopo cross, il Napoli finisce schiacciato, non sa più ripartire ed è terrorizzato da Pinilla che comincia il suo show personale. Di testa, è impressionante in elevazione, e anche al tiro. Resiste solo Rafael ma è inevitabile il pari, al 40’.
Finale beffa Sono furie quelli del Genoa e sembra che per il gol del k.o. ci sia solo da aspettare. Ecco allora l’ennesimo ribaltone: ai ragazzi di «Gasp» succede qualcosa, che potrebbe essere anche paura di vincere o calo fisico, più probabile entrambe. Insomma: il bello dura poco. Mentre il Napoli esalta la sua terza versione: non quella simil bei tempi, né l’inguardabile immagine di Bilbao, ma un misto di orgoglio, nervi e fortuna. Anche perché Benitez azzecca le scelte, inserendo Mertens per Callejon, Michu per Insigne (che sbaglia il gol del successo), e soprattutto De Guzman per un Hamsik ancora indefinibile. Appunto: Mertens, l’irriducibile Higuain, Zuniga finalmente al cross e infine De Guzman, con Antonelli ancora out, confezionano l’incredibile 2-1. Che sa un po’ di beffa per il Genoa e premia oltremodo il Napoli ancora in cerca di se stesso.

La Gazzetta dello Sport

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