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De Laurentiis: “Non venderò mai il Napoli, a Gennaio ci rinforzeremo”

MADE IN NAPLES. Dieci anni e non sentirli affatto: perché è stata una cavalcata vissuta in leggerezza, mostrando l’altra faccia del calcio, svuotata d’ogni banalità e impregnata d’Idee. Dieci anni e riviverli a Doha, ripensando al primo ritiro di Paestum, alla prima promozione in B, a quella in A, alle qualificazioni in Champions ed a questa “lotteria” dei rigori il cui biglietto vincente non poteva essere stracciato, non ora. «La conquista della Coppa Italia e della Supercoppa – in sequenza, in un periodo così ravvicinato – rappresenta l’ennesimo compimento d’un percorso e quella del Qatar è stata l’ulteriore prova di maturità d’una squadra che ha dato il massimo, che ha espresso la parte migliore di sé. Io adesso spero di poter continuare con Benitez, perché ingaggiandolo, nell’estate del 2013 ho consegnato a Napoli un galantuomo che insegna calcio. E se è anche bravissimo nel vincere le finali, allora vuol dire che abbiamo fatto proprio bene a scegliere lui, all’epoca».

CARO RAFA, TI SCRIVO. La felicità è una nuvola che rapisce, e l’estasi che si prova dondolando tra le dune dei ricordi è (anche) sollecitazione cerebrale, una specie di “provocazione” amicale per catturare ancora quel “señor” della panchina combattuto negli affetti e destinato a decidersi nell’anno che verrà su cosa fare.
«Ora c’è il campionato e noi proviamo a rinforzarci per migliorarci, perché ci aspettano cinque mesi intensi. Dicono che vendo a destra e a sinistra e hanno persino sostenuto che fossi venuto qui per cedere; io non venderò mai, sia chiaro; ho impegnato una fetta della mia vita per il Napoli; ho lasciato i film americani, stavo con Angelina Jolie e Gwynet Paltrow e ho preferito provare quest’emozione, l’ho voluta e la tengo stretta a me. Io sono con i tifosi e sono come i tifosi. Ascolterò le richieste, a meno che non siano folli. Napoli ha qualcosa in più, quel fattore X che la rende diversa, non ha paragoni nel Mondo: qui abbiamo Capri, Ischia, Sorrento e se qualcuno dovesse andar via e dovesse scegliere la nebbia, ce ne faremmo una ragione…Chi si innamora di Napoli, resta. E a Benitez non devo strappare promesse…Siamo dinnanzi ad un maestro di calcio».

ULTIMO STADIO. Doha è il progresso, il manifesto d’una società che cambia, il poster d’una evoluzione ch’è ovunque e prescinde dal petrolio, dalle ricchezze, è un capolavoro – per quindicimila spettatori – che può essere proiettato altrove.
«Io dal Sindaco di Napoli aspetto che mi dica quando vorrà concederci lo stadio in concessione per l’intera settimana e non certo che parli degli acquisti che dobbiamo fare, perché mi pare che quelli siano problemi che non lo riguardano. Nel 2015, penso sia arrivato il momento di capirlo, il primo cittadino dev’essere innanzitutto un manager, non un uomo politico, altrimenti diventa complicata la gestione d’una città».

LA RINASCITA. Pechino è una macchiolina gialla rimossa con “rigore”, una “ribellione” contro il destino – ed una pigrizia recentissima – avviata da De Laurentiis a tavola, nella cena di fine anno, con una squadra affrontata frontalmente, scossa nell’orgoglio, allenata per mostrare a Napoli la propria, autentica immagine.
«Ora possiamo goderci questa festa del nostro terzo trofeo, dopo la delusione di due anni fa: complimenti alla Juventus, e lo dico con sincerità, perché è stata una gran bella partita, che ha esportato la parte migliore di noi. In Cina andò male, quella serata lasciò una retrogusto amaro, ma ormai è un appuntamento che appartiene al passato. Io guardo avanti, mi è dispicaiuto non fosse con noi Insigne, ho pensato a Ciro Esposito, questa Supercoppa è per lui ed è per la Napoli. Cercheremo di arricchire l’organico, per vivere un girone di ritorno al meglio ed arrivare sino alla fine senza cedimento. Il voto che dò al 2014 è 7+ ma possiamo arrivare ad 8 e mezzo». La vita è bella….Ciak

Corriere dello Sport

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